Villa Santo Stefano

Comuni

Provincia di Frosinone, abitanti 1.716, superficie Kmq 20,77, altitudine m. 204

Abitanti: Santostefanesi

Festa patronale: Santi Rocco.

Frazioni e Località: Macchioni.

Comuni limitrofiAmaseno, Ceccano, Castro dei Volsci, Giuliano di Roma, Prossedi.

Distanza da Frosinone Km. 21

Autostrada: A1 Frosinone.

La Storia

Una leggenda racconta che Metabo, re dei volsci, fosse solito trascorrere il periodo estivo a Villa Santo Stefano.

E invece documentata l’esistenza di resti preistorici e di una villa rustica romana, attorno alla quale doveva esistere un piccolo villaggio che, per l’incastellamento, fu spostato più in alto. Il nuovo centro sorse sopra un piccolo sperone del monte Siserno, attorno a un castello dei signori de Ceccano e della chiesa dedicata a Santo Stefano, da cui poi l’abitato trasse il nome. La prima menzione del borgo risale a un documento storico del 1125 quando Villa Santo Stefano, o Sancto Stephano de Valle, come era chiamato nel Medioevo, fu attaccato e distrutto dall’esercito papale. L’aggressione rientrava nell’ambito della politica pontificia mirante a riconquistare la Campagna e a sottomettere i potenti signori ceccanesi che, assieme ad altri castelli, dominavano anche il piccolo insediamento.
Poiché i feudatari di Villa erano partigiani degli Hohenstaufen, il paese venne coinvolto nelle lotte fra imperatori e papi: spesso attaccato fu in qualche occasione anche distrutto, come nell’anno 1165 quando Villa fu bruciata dalle truppe imperiali. Il borgo, sorto a dominio della valle dell’Amaseno e a ridosso di una strada interna che collegava la Campagna con la Marittima e intersecava la via con il regno napoletano, per la sua posizione strategica fu molto spesso attraversato dagli eserciti in guerra.

Fino a tutto il Trecento, Villa fu soggetta ai de Ceccano per passare poi ai Colonna nel corso del Quattrocento ai quali rimase infeudata fino al 1816, seguendo le sorti dei feudi colonnesi. A partire dall’Ottocento, la montagna di Santo Stefano lentamente si popolò di emigranti vallecorsani, che dettero vita a un nuovo insediamento: la frazione dei Macchioni abitata in prevalenza da pastori. Attualmente questa frazione è in netta espansione rispetto al centro urbano.

Con gli altri paesi del Frusinate Villa ha vissuto il fenomeno del brigantaggio del periodo napoleonico e della restaurazione, nonché quello postunitario, così come non è stata risparmiata dall’esodo rurale e dal passaggio distruttore degli eserciti durante la seconda guerra mondiale.

I beni artistici e più rilevanti sono le chiese, in quanto il castello è stato profondamente rimaneggiato e usato come abitazione privata; le poche costruzioni settecentesche sono state del tutto alterate. Nella campagna e nell’omonima località, sorge la chiesa abbandonata e semidiruta di San Giovanni in Silva Matrice: attualmente si riconoscono appena le linee architettoniche della struttura medioevale, che ha una cappella gotica mentre la rimanente parte dell’edificio è romanica, come denuncia il portale. Anche gli affreschi del Trecento sono quasi del tutto svaniti.

La chiesa principale di Santa Maria è stata ricostruita nel Settecento, nello stile tardo barocco in uso nella zona; l’interno, a navata unica con cappelle laterali, si presenta molto semplice; qualche opera d’arte di epoca moderna adorna le pareti del tempio. Chiese minori, tutte di epoca moderna, sono San Sebastiano e il Santuario della Madonna dello Spirito Santo. Villa si presenta arroccato in alto, rispetto al luogo occupato in origine. Fu infatti necessario ricostruire il paese a causa di movimenti franosi a cui era soggetta la zona. Il borgo è inserito nel verde della natura e, dall’alto dei colli, si gode una piacevole vista della valle del l’Amaseno.

Il paese ha visto tramontare l’economia agro-pastorale tradizionale, praticata ormai solamente da un ristretto numero di persone. Molti lavorano nelle fabbriche del Frusinate. Le attività sociali di Villa sono quelle tipiche dei piccoli centri rurali: ancora si conservano antichi riti come la “panarda”, distribuzione rituale di ceci per la festa di San Rocco.