Supino

Comuni

Provincia di Frosinone, abitanti 4.624, superficie Kmq 35,24, altitudine m. 321

Abitanti: Supinesi

Festa patronale: San Cataldo

Frazioni e Località: Capoleprata, Ortelle.

Comuni limitrofi: Frosinone, Patrica, Giuliano di Roma, Maenza, Carpineto Romano, Morolo, Ferentino

Distanza da Frosinone Km. 15

Autostrada: A1 Frosinone.

La Storia

Anche per Supino non conosciamo l’etimo del toponimo; si suppone che possa derivare dalla posizione adagiata, supina, del paese, ma si tratta appunto di una semplice ipotesi.

L’origine del paese è medioevale, ma il territorio era abitato sin dall’antichità.

Se non risulta attendibile la congettura dell’esistenza in questa zona della città volsca di Ecetra, da cui sarebbero scaturiti tutti i paesi dei Lepini orientali, è certo l’insediamento di una serie di ville rustiche lungo la strada pedemontana che collegava l’agro anagnino con Fabrateria Nova (Ceccano) e Fregellae.

Infatti nelle campagne supinesi si sono scoperti resti di terme e pavimenti musivi di una di quelle ville.
Solamente dal X secolo si ha notizia dei paesi sorti sui Lepini; Supino è menzionato nei documenti storici a partire dal l’anno 1128, anche se esisteva già qualche nucleo abitato forse indicato dalle chiese rurali di San Remigio, Santa Maria de Privito e San Pietro ad salvias (quest’ultimo posto in montagna a quote oggi non più praticate).

Il castello supinese appartenne a un ramo dei Conti di Ceccano che però si distaccarono, assumendo l’appellativo de Supino; alcuni di questi diventarono alti prelati, altri si resero famosi per aver partecipato alla congiura contro Bonifacio VIII. La forza dei signori supinesi era essenzialmente fondata sulle armi e ben rappresentata dal loro castello, abbarbicato su un alto colle a dominio dell’intera pianura. Nel corso del Trecento i feudatari del piccolo paese sparirono dalla scena, estinguendosi in altri casati: gli Anguillara e i Colonna. Quest’ultimi cominciarono a prevalere a partire dal Quattro cento quando, auspice Martino V, riuscirono a creare un vasto patrimonio nel Lazio meridionale che comprendeva appunto anche Supino.

Nel XV secolo il numero degli abitanti si aggirava attorno alle mille unità: una popolazione esigua ma operosa, che aveva già provveduto a bonificare parte delle terre basse, lungo il fiume Sacco, aveva occupato con i campi coltivati le zone di scollinamento e stava ormai abbandonando le aree montane.

Nel Cinquecento, il rafforzamento della signoria colonnese inserì Supino in un circuito feudale con un suo piccolo ruolo: qui, nel Settecento, vigilava un funzionario colonnese, incaricato di presiedere al l’amministrazione di alcuni feudi.

La storia dell’età moderna è ancora poco conosciuta, abbiamo solamente notizia di un forte incremento della popolazione e di una serie di cambiamenti e trasformazioni nell’abitato, a partire dal Settecento: in particolare si ricostruirono le chiese e si innalzò qualche palazzo di un certo rilievo. Probabilmente, a partire dal XVIII secolo, il paese cominciò ad espandersi al di fuori delle antiche mura: si edificarono abitazioni lungo due direttrici particolarmente sviluppate nell’Ottocento e nel Novecento: lungo le strade per Ferentino, per la frazione Ortelle e per la montagna.

Sotto il regime napoleonico si registrò una discreta partecipazione dei supinesi al fenomeno del brigantaggio antinapoleonico, mentre non vi furono protagonisti di rilievo durante il processo unitario risorgimentale. Dopo l’unificazione nazionale cominciò un lento processo di modernizzazione. Il dramma dell’emigrazione colpì anche Supino causando un decremento demografico; inoltre l’industrializzazione indusse alla rapida decadenza la soddisfacente economia tradizionale. Comunque, in questi ultimi decenni, mercé le fabbriche sorte anche in un’area del territorio supinese e la conseguente occupazione, si sono verificati un nuovo incremento della popolazione e un vasto, generale, ammodernamento delle strutture.

Il centro urbano di Supino sorge a ridosso di un colle che si distacca dai Lepini orientali, sulla cui vetta spiccano i resti del forte castello dei signori medioevali. Si trattava di un maniero originale, incentrato sul mastio e su un circuito difensivo piccolo ma ben congegnato. Da questo si dipartono alcuni bracci che scendono verso l’abitato.

A questa fortificazione fa da pendant, all’altra estremità del territorio, una torre a protezione di un antico mulino lungo il fiume Sacco: è un’imponente costruzione che si distingue per l’eccezionale bellezza del suo parato esterno, composto da grandi massi tutti squadrati e sovrapposti in file molto regolari. Il centro urbano è posto a semicerchio attorno alle falde del colle e si estende da ovest verso est: una parte gode di scarsa esposizione solare e guarda la valle interna. Attorno al nucleo più antico è sorto un girone di case che ha formato una cortina esterna, ma non sembra che vi siano elementi di fortificazione. Attualmente il paese si è in larga parte spostato in basso, per Io più in diverse aree di campagna e lungo le tre direttrici principali di scollinamento, a causa del generale processo di dislocazione a valle dei centri montani e collinari. Il centro urbano è composto da modeste abitazioni, pochi gli elementi architettonici residui, fra cui diverse finestre quattrocentesche, portali delle case (costruiti con il peperino locale); il Palazzo Baveri si segnala per la mole e per il portale settecentesco, su cui sono incisi simboli massonici. Gli edifici più interessanti sono le chiese, fra cui spiccano Santa Maria Maggiore, progettata da Domenico Fontana e realizzata nella forma attuale nel Settecento; il suo campanile, staccato dalla facciata, è particolarmente elegante, mentre il vasto interno, a croce latina, richiama l’originaria decorazione tardo-barocca. Un’altra chiesa degna di menzione è San Pietro, anch’essa sorta nel Settecento ma a pianta ottagonale, attualmente molto rimaneggiata e con un bel portale bronzeo. In questa chiesa sorge il Santuario di San Cataldo, un santo taumaturgo molto venerato nel paese e nel Lazio meridionale. Se la Parrocchiale di San Nicola non si segnala per pregi architettonici, ma solo per essere ancora l’erede di antiche tradizioni comunitarie, la rurale, piccola Chiesa della Madonna di Loreto, ancora sottoposta a un’antica confraternita, e che ha subìto un pesante restauro, conserva all’interno una serie di affreschi del 1578, alcuni dei quali raffigurano scene difatti locali. L’altra piccola Chiesa di San Sebastiano, già extra urbana e oggi inserita nel quartiere più vivace di Supino, è interessante per la sua facciata-portico, scandita da paraste e le sene in pietra calcarea locale.

Il territorio supinese giace adagiato ai piedi dei monti Lepini orientali, sotto il monte Gemma, l’altura più rilevante di questo lato della catena. Ma il territorio è caratterizzato da una parte interna, racchiusa da una quinta formata dal colle della Torre e dal cosiddetto Quarto: si tratta di un’ampia conca che risale il ripido monte e sfocia nel vasto pianoro di Santa Serena. In quest’area, già protetta dall’abbandono umano dei monti e regno di pochi pastori, sono sorte ultimamente delle abitazioni che sciamano verso l’alto, favorite dalla costruzione di una strada verso Santa Serena. L’ambiente alto-collinare è molto interessante sul piano naturalistico, sia per la presenza di monti ancora ricchi di vegetazione, sia per il panorama. L’altra zona del territorio supinese è quella che scende dolcemente verso la pianura del fiume Sacco. Questa, già destinata alle coltivazioni, si è densamente popolata lungo le principali strade di scollinamento e, se alcune sue zone sono state abbandonate dai coltivi, l’altra, verso il territorio di Patrica, è stata destinata all’industria e qui sono sorte diverse fabbriche.

Attualmente Supino è un paese in forte crescita demografica, che sta recuperando il decremento dei decenni passati.

Sta inoltre sorgendo un nucleo industriale ai suoi margini che, fra battute di arresto e nuovi sviluppi, è una realtà per l’economia locale.