Presentazione
Presentazione
Oggi, a Sant’Elia Fiumerapido si accede da più parti. Da Cassino, per mezzo dell’antica via che conduce ad Atina o per mezzo della superstrada per Atina-Sora. Da Vallerotonda, per mezzo della strada che discende dalle alture di Monte Aquilone, passando per Viticuso e Acquafondata. Particolarmente pittoresche sono le strade di accesso da Vallerotonda e da Valvori. La prima si affianca al Colle dell’Obaco e percorre tratti a ridosso del Vallone dell’Inferno: luogo impervio, ombreggiato di folta e selvaggia vegetazione, il cui toponimo evoca l’orrido paesaggio che l’immaginario collettivo colloca nel mondo degli inferi. E’ pur sempre l’orrido della natura fatta di terribile bellezza, ma attraente nello stesso tempo. Più a valle, quando l’ansa scoscesa si fa più dolce nei declivi prossimi alla pianura, trionfano gli argentati e annosi ulivi. E la strada, infine, s’insinua in quel bosco,antichissimo, di cerri e lecci e querce, che si espande ai piedi dell’Obaco, ormai in prossimità di Sant’Elia. La strada interna che scende da Valleluce è anch’essa pittoresca, sinuosa, ombreggiata, capace di evocare misteriose lontananze provenienti da altri tempi; e ti aspetti di vedere affiorare dalla vegetazione circostante ora un tratto di acquedotto romano, ora un rudere di antica costruzione, ora un muro di diruta chiesa benedettina, mentre si fa più viva e presente la figura ieratica di Fra’ Nilo, benedicente, buono, ma di severo cipiglio. E intanto incontri l’ultimo pastore: non porta le cioce e le sue pecore attraversano la strada asfaltata, avendo imparato a scostarsi al suono di un clacson impertinente.
Vario nell’aspetto topo-geografico, variegato nel paesaggio con luoghi amenissimi, ricco di vestigia storiche e blasonata di arte, di cultura, di belle tradizioni, di nutrita agiografia, di importanti personaggi, Sant’Elia è un Comune che ha saputo iscriversi in un contesto storico sociale di prestigio, lottando e ponendosi spesso all’avanguardia del progresso. Basti pensare, per quest’ultimo riguardo, all’impianto di industrie tessili e cartiere e allo sviluppo di una cultura industriale, antesignani rispetto a tempi di generale economia contadina.
Marco Lanni, emerito autore della Monografia “Sant’Elia Sul Rapido”, opera pregevole per levatura culturale e morale, che spazia ben oltre il locale interesse, fino ad evocare una chiara visione del mondo e della vita, così si esprime, intorno al 1873: “Se il Circondano di Sora in Provincia di Terra di Lavoro si distingue in queste Provincie meridionali d’Italia per le manifatture, S. Elia è uno dei paesi del Circondano, in cui le stesse vanno mirabilmente prosperando. L’arte di fare i pannilana è in esso antichissima: v’ebbe origine forse al tempo, in cui dagli Arabi fu introdotta in Europa. Ed in vero vi hanno documenti nell’Archivio di Montecassino che ne provano l’esistenza fin dal secolo XIII… E’ degna poi di considerazione la Cartiera, la quale in un edificio vastissimo comprende due macchine di sorprendente artificio (invenzione di Leistenschneider), che danno la carta, così detta perpetua… La Cartiera del Rapido, che per fermo è una delle principali d’Italia, ebbe la sua origine nel 1592… e dà l’annuo prodotto di 4.000 quintali di carta di differenti qualità. Da questo tempo tali manifatture sono andate mirabilmente progredendo in S. Elia, per l’espertezza sempre maggiore acquistata I dagli operai a maneggiare le macchine…”.
Lì dove declina sul suo pendio orientale, Monte Obaco forma, quasi ad arte, un colle, come un promontorio sul Rapido, prima di cedere alla campagna pianeggiante. E su questo promontorio un corteggio d’antiche case e palazzi si dispone intorno al più alto, inconfondibile campanile di Sant’Elia, il campanile di Santa Maria La Nova, che si distingue per la fattezza particolare, con la sua postura tetragonale, col suo orologio ad urna quadrilatera e la svettante monoguglia.
Hanno le mura antiche, con le pietre alternate alla malta di rena e calce, le costruzioni medievali. E i tetti hanno filari di canali fatti grigi dal tempo; le finestre sono rettangolari e piccole; i portoni hanno l’arco in pietra e sono monumentali, severi e discreti. Fuori del quartiere medievale, le costruzioni moderne, post-belliche, si espandono, ridenti negli intonaci colorati, con ampi finestramenti, ad occupare ogni spazio utile intorno al Centro, salgono, con ville, sui podi più elevati, ai piedi dell’Obaco, o scendono ad occupare spazi più agili in pianura, ora isolate, ora raggruppate, ora modulate in grandi palazzi.
Le frazioni, Valleluce, Olivella, Portella, e le contrade, Santa Maria Maggiore, Cese, Croce, Pecorile, Case FIAT, hanno una diversificata articolazione ed una individuale fisionomia ben caratterizzata. Per lo più, esse hanno una derivazione storica molto remota, fino a risalire, per alcune, al periodo medievale della Terra Sancti Benedicti, ai Romani e ai Sanniti.
Il RAPIDO, anticamente chiamato anche Vinius e Scatebra, ha fatto in gran parte la ricchezza e la fortuna di Sant’Elia, sia per l’agricoltura che per le industrie. Non ne è la causa, ma da quando il fiume è stato impoverito nella sua portata, Sant’Elia ha perso il primato circondariale di fiorente centro agricolo e industriale.
La stessa origine di Sant’Elia, il suo insediamento, l’elezione e valorizzazione, sia da parte dei Romani che dei Benedettini, fu a motivo della ricchezza delle acque del Rapido e dell’amenità da esse prodotta. I Romani fecero di questi luoghi residenza per i loro ozi; i Benedettini ne fecero terra di ottima produzione agricola e sede di numerosi conventi, chiese, celle, palazzi, frantoi, mulini, opifici.
Acque limpide, fresche, vorticose, quelle del Rapido, lo dice lo stesso nome, perciò molto adatte ad alcuni tipi di pesca, all’irrigazione, alla produzione di energia, sia meccanica che elettrica. La pescosità riguarda, ancor oggi, soprattutto la trota; fino a ieri anche l’anguilla e il capitone.
Le sorgenti del Rapido sono sul versante meridionale di Monte Cavallo, nelle Mainarde, attraverso i rami di Fosso Prada, Fosso Rivelata, Fosso Grimalda. Oggi, però, queste acque sono raccolte nella diga artificiale della Selva, da cui alimentano la centrale idròelettrica di San Biagio, giungono al vaso di carica di Colle Chiavico a Valleluce, azionano la centrale di Olivella, per finire nel Rio Secco. Affluenti del Rapido sono Rio Mortale, Acquaviva, Vaccareccia, Pietrosa, Acquanera, Salanca, Capo d’Acqua, Fiumecappella, Rio Macchio, La Fontana, Croce.
Sant’Elia è spalleggiata da una dorsale montuosa a Settentrione e ad Oriente, sul cui sfondo domina Monte Aquilone. Svetta Monte Raditto, con l’omonimo santuario sulla cima. Giocano a rincorrersi Colle dei Gatti, Colle Tannucci, Colle dell’Obaco, Colle di Mezzo, Monte Faullo. A Nord domina Monte Cifalco, a 947 metri di altitudine. Digradano quindi Colle Chiavico, Colle Chiano, Cese, Colle San Martino. A Sud-Ovest l’orizzonte di SantElia è segnato molto in alto: domina Monte Cairo che discende verso Montecassino più a Sud e verso Terelle più a Ovest.