Sant’Andrea del Garigliano
Provincia di Frosinone, abitanti 1.019, superficie Kmq 8,59, altitudine m. 137
Abitanti: Santandreani
Festa patronale: Maria SS. delle Grazie
Frazioni e Località: –
Comuni limitrofi del Lazio: Sant’Apollinare, Sant’Ambrogio sul Garigliano, Castelforte, Vallemaio.
Distanza da Frosinone Km. 64
Autostrada: A1 San Vittore
La Storia
Anche nel caso di Sant’Andrea del Garigliano il nome del comune deriva da una chiesa medioevale dedicata al santo. Mentre non abbiamo notizie per i periodi più remoti, sappiamo che in questa zona sorgeva la Chiesa di Sant’Andrea, eretta dai benedettini cassinesi e meta degli abitanti della zona. Nell’anno 846, una banda di saraceni, dopo avere sconfitto un esercito franco, mentre faceva ritorno alla sua base sulla foce del Garigliano, distrusse la “cella” di Sant’Andrea. Nel secolo successivo, esattamente nell’anno 961, la chiesa, ricostruita, venne donata ai monaci cassinesi dai principi di Capua: da allora i benedettini esercitarono il loro dominio sul territorio. L’insediamento religioso non era posto nella zona dell’attuale castello, ma sopra una collina poco lontana, ove si trovano ancora i resti di una costruzione che sembra essere stata una chiesa.
Intorno al 1045 fu costruito il castello, ove l’abate Richerio fece concentrare la popolazione per motivi di sicurezza. Il castello fu occupato in quell’anno da una banda di normanni, ben presto però espulsi dal territorio abbaziale. Per tutto il Medioevo non abbiamo altre notizie sul castello di Sant’Andrea. Solo alcune chiese del territorio vengono ricordate. La Chiesa di Sant’Andrea fu in seguito dedicata a San Benedetto. Se ne parla nei documenti dal Cinquecento in poi fino alla sua decadenza e totale rovina avvenuta nell’Ottocento allorché il titolo venne passato alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Presso quest’ultima chiesa funzionava un ospedale per i pellegrini e i viandanti, mentre fuori delle mura c’era la Chiesa di San Rocco.
Il paese seguì comunque le vicende dell’abbazia cassinese, anche se non risulta che sia stato coinvolto in guerre per la sua posizione appartata e discosta dalla grande viabilità.
Malgrado la sua modestia, nel corso del Seicento la chiesa principale venne dotata di una costosa pala d’altare opera di Marco Mazzaroppi, un artista di Piedimonte San Germano.
In epoca moderna e fino al secolo scorso vi erano fornaci per la produzione di materiali per l’edilizia.
Nel corso dell’Ottocento il paese fu toccato marginalmente dai grandi avvenimenti anche se la popolazione fu coinvolta in episodi della lotta al brigantaggio. Dalla fine dell’Ottocento fino alla seconda metà del Novecento c’è stata un’imponente emigrazione cessata solo con l’industrializzazione del Lazio meridionale. Durante la seconda guerra mondiale il paese ebbe gravissimi danni e partecipò attivamente alla resistenza. Le distruzioni della guerra e i danni del terremoto del 1984 sono stati lentamente sanati ed oggi il paese, pur mantenendo un precario equilibrio demografico, appare in forte sviluppo.
Il centro più antico domina una valle interna e sorge sopra una collinetta. Di fronte, sopra un altro piccolo poggio e lungo la strada d’accesso, sorgono numerose abitazioni del nuovo Sant’Andrea. In questa zona c’è la Chiesa di San Benedetto, ricostruita nel dopoguerra. Del vecchio centro storico si indovina ancora il circuito murario da cui spiccano alcune torri circolari, molto rimaneggiate, alte sulle case in cui sono state inglobate. Su tutto l’abitato svetta un antico campanile, già appartenente all’antica chiesetta oggi distrutta. Il campanile è oggi trasformato in Torre civica con l’orologio. L’edilizia pubblica sta dotando il paese di edifici moderni, come il nuovissimo Palazzo comunale con la facciata principale a specchi.
Tramontata l’agricoltura tradizionale, è rimasta in vita qualche coltivazione e uno scarso allevamento per l’autoconsumo. La popolazione è occupata negli stabilimenti del cassinate, per lo più alla Fiat e nell’indotto. La gran parte dei santandreani abita nelle numerose contrade sparse per le campagne e meno della metà nel centro urbano.