San Vittore del Lazio

Comuni

Provincia di Frosinone, abitanti 2.463, superficie Kmq 27,00, altitudine m. 210

Abitanti: Sanvittoresi

Festa patronale: San Vittore

Frazioni e LocalitàRadicosa, Rocca d’Evandro scalo.

Comuni limitrofi del Lazio: Cassino, Cervaro, Viticuso.

Distanza da Frosinone Km. 67

Autostrada: A1 San Vittore

La Storia

Il comune di San Vittore del Lazio è posto nella parte più meridionale della provincia di Frosinone. Il territorio è in parte montuoso, in parte collinare e in parte situato lungo la ricca piana dell’ultimo Liri. Il nome di San Vittore del Lazio deriva dall’antica chiesa dei benedettini cassinesi nelle cui vicinanze sorse l’abitato. Per distinguerlo da altre località omonime, si aggiunse poi al toponimo la denominazione geografica.

La nascita dell’attuale paese è fatta risalire al processo d’incastellamento e al ripopolamento effettuato dai monaci di Cassino nel X secolo, dopo le distruzioni saracene, ma la presenza umana nel territorio è sicuramente anteriore. In zone montane si sono trovati imponenti resti di una cinta muraria, attribuita alla città sannita di Aquilonia; in diversi luoghi del territorio comunale, sia in collina che nell’area pianeggiante, sono stati trovati resti di antiche costruzioni, forse di villaggi, templi e ville rustiche, risalenti all’epoca romana.
Ma la storia del sito data a partire dall’anno Mille: la più antica menzione del castello è in un documento cassinese del 1057, nel quale si riconosceva la giurisdizione dei benedettini sul centro. Malgrado qualche dissapore risalente al XIV secolo sui rapporti feudali, i sanvittoresi furono sempre fedeli all’abbazia.

San Vittore fu coinvolto in diversi episodi di guerra nel corso del Medioevo e fino al primo Cinquecento, quando la pax spagnola sottrasse il regno napoletano alle avventure belliche.

Intorno aI 1045 vi fecero resistenza nuclei di mercenari normanni che gli abati di Montecassino volevano scacciare dai loro domini; nel 1193, nel 1382 enel 1421 il paese fu coinvolto direttamente in altri episodi di guerra e venne devastato e occupato da truppe regie e pontificie.

Per i secoli dell’età moderna abbiamo qualche informazione sulla popolazione che contava poche centinaia di abitanti. Ai primi del Settecento si verificò un calo demografico a causa, così sembra dai documenti coevi, di estese risaie impiantate nella zona. La ripresa avvenne però nel corso del secolo.

Nell’Ottocento i sanvittoresi vissero i grandi avvenimenti dell’unità senza parteciparvi direttamente.

La seconda guerra mondiale non risparmiò neppure San Vittore: il fronte si era attestato, infatti, a fine autunno proprio davanti all’abitato, presto trasformato in teatro di combattimenti fra tedeschi e americani. Quest’ultimi liberarono il centro urbano con una dura lotta corpo a corpo nel gennaio del 1944. Il paese fu quasi totalmente distrutto. La lenta ripresa avvenuta nel dopoguerra costrinse anche all’emigrazione che cessò soltanto con l’industrializzazione del cassinate.

Su una collina sorge l’abitato assai danneggiato dalla guerra e dal terremoto del 1984. Ricostruito, presenta ancora i ruderi del castello e della cinta con qualche torre, fiancheggiati da una strada ante-murale. Il paese ha interessanti beni monumentali e artistici. Nella Chiesa di Santa Maria della Rosa, oltre al sepolcreto di Guglielmo Capodiferro, c’è un pulpito fatto risalire ai Cosmati, che mostra un originale leggio: un corpo maschile nudo avvolto da un serpente. Oltre agli affreschi e alle interessanti architetture delle chiese di Santa Maria del Soccorso, e di Santa Croce degna di menzione è la Chiesa di San Nicola, dovuta, si dice, a una comunità greca. La chiesa ha un importante patrimonio artistico rappresentato da affreschi del Medioevo e del Rinascimento. È a due navate: quella di destra, aggiunta nel Trecento con l’apertura di due vasti archi, conserva pitture della fine dell’XI secolo legate alla cultura artistica benedettina. Altri dipinti sono del Trecento e risentono della lezione di Giotto. Rappresentano santi e diverse scene sacre, anche in forma narrativa, come la Storia del martirio di Santa Margherita e le Sette opere di misericordia.

Dopo un periodo di depressione, sia demografica che economica, il comune di San Vittore ha ripreso le sue attività. La popolazione è cresciuta e lavora non soltanto nelle fabbriche e negli uffici del cassinate, ma anche in alcune attività produttive locali legate all’edilizia e all’artigianato dei servizi. Si vanno costruendo nuove case sia attorno al centro urbano che nelle zone toccate dalla ferrovia, dall’autostrada e dalla statale Casilina. Le attività economiche tradizionali non sono scomparse: sussiste l’agricoltura, sia per il consumo personale che per il commercio. Viene praticata ancora la pastorizia nelle zone di montagna con l’allevamento semibrado di ovini, caprini e bovini.