San Giovanni Incarico
Provincia di Frosinone, abitanti 3.648, superficie Kmq 24,84, altitudine m. 200
Abitanti: Sangiovannesi
Festa patronale: San Giovanni Battista
Frazioni e Località: Colle Arduini, Colle Tronco, Madonna della Selva, Pozzi Petrolio, San Cataldo.
Comuni limitrofi: Arce, Falvaterra, Pastena, Pico, Pontecorvo.
Distanza da Frosinone Km. 29
Autostrada: A1 Ceprano – Pontecorvo
La Storia
San Giovanni Incarico è posto sotto la collina della Guardia e si affaccia sulla valle del Liri. Il nome del paese ha origine dalla chiesa dedicata al santo mentre il secondo termine proviene dal nome di una valle della zona.
Nel territorio del comune sono stati trovati amigdale e resti di epoca paleolitica. In località Civita, ai margini del fiume Liri, esistono ruderi di una villa romana e dell’antica colonia di Fabrateria Nova, fondata dopo la distruzione della vicina Fregellae. E venuto alla luce anche il piccolo anfiteatro della città ma i ruderi appaiono poco consistenti. Gran parte dei reperti — epigrafi, statue, monete, cippi funerari — sono stati portati in musei di Roma, di Pontecorvo o fanno parte di collezioni private; alcuni sono murati nelle pareti di edifici, come un’epigrafe cristiana del 392 quasi sicuramente proveniente da Fabrateria Nova.
Dopo la progressiva decadenza di questa città e il continuo spopolamento, gli abitanti superstiti si diressero verso i monti circostanti, dando vita intorno al Mille a villaggi in seguito fortificati dai feudatari.
Come suppone Angelo Nicosia, San Giovanni deve essere stato fondato da Atenolfo II, gastaldo di Aquino, intorno al 949 assieme ad altri castelli della zona; la sua prima menzione appare in un documento del 977. Si pensa che la fondazione di San Giovanni fosse dovuta alla necessità di fortificare i siti più idonei di queste terre per la difesa contro i saraceni, anche dopo la loro scomparsa dalla zona.
In seguito fu dominio feudale di Giovanni Scinto e dei suoi discendenti, i Pagani. I signori sangiovannesi furono sempre alleati dei monaci di Montecassino, intervenendo più volte con i loro armati a difesa del monastero. In seguito feudatari di San Giovanni Incarico furono alcuni cavalieri normanni, i dell’Aquila, signori della contea di Fondi, i conti di Poli, cavalieri francesi venuti con gli angioini, e gli Spinelli che l’unirono alla signoria di Esperia. Nel Duecento il piccolo castello fu coinvolto nelle guerre tra Federico Il e la Chiesa romana: nel 1229 si dovette arrendere alle truppe papali e negli anni seguenti numerosi sangiovannesi andarono a popolare Flagella, la città federiciana eretta in funzione antipapale. Nel 1451 un esercito aragonese si accampò sotto San Giovanni, segno che la strada interna pedemontana, lungo la quale era sorto il castello, rivestiva ancora un ruolo. Con gli spagnoli il paese fu concesso ai della Rovere, in seguito passò ai Farnese a cui si deve lo statuto. Questa famiglia tenne San Giovanni fino al 1636 quando il castello fu concesso al re di Polonia Ladislao VII, per tornare allo stato napoletano in epoca borbonica. Verso la metà del Seicento San Giovanni Incarico divenne la base del brigante-ribelle Domenico Colessa, alias Papone, appoggiato dai francesi contro gli spagnoli. Una descrizione settecentesca ci è data da un cabreo dell’ordine di Malta in cui si riconoscono sia l’alta torre comunale che la chiesa, con il paese, tutto racchiuso entro le mura.
Coinvolto marginalmente dagli avvenimenti di fine Settecento, fu investito in pieno dal brigantaggio postunitario e il giorno 8 novembre 1861 fin dentro le sue case si combatté duramente fra esercito italiano e briganti filoborbonici. Malgrado l’imponente emigrazione, il paese si è esteso lungo la strada statale per la marittima e sono così sorti due borghi. Dopo la prima guerra mondiale, si è tentato di estrarre il petrolio da alcune aree campestri in cui era presente in modestissime quantità. Si è anche sbarrato il Liri, creando un lago per alimentare una centrale elettrica. Intanto il borgo cresceva verso il basso e altre case sorgevano lungo la nuova statale, tutte molto più grandi di quelle costruite entro il più antico centro urbano.
Durante la seconda guerra mondiale il paese fu sconvolto dai combattimenti e le sue colline dettero ricetto a molti abitanti della zona. Nel dopoguerra si verificò un nuovo spostamento verso le contrade di campagna ove sorsero moderne abitazioni.
In alto si trova l’antico centro ancora in parte circondato dalla medioevale cinta muraria lungo la quale si individuano alcune torri, circolari e quadre. Verso il monte ancora si può vedere il Castello sormontato da un’alta torre quadrata, il mastio della rocca. Il paese degrada verso il basso e al suo centro sorge la medioevale Chiesa di San Giovanni Battista caratterizzata da un campanile frontale attraverso il quale si accede all’interno del tempio. Sull’antistante piazza si erge il Palazzetto Cayro-Santoro, costruito in epoca moderna con portale barocco e decorazioni a stucco. Nella parte bassa del paese si erge una fontana e il modernissimo monumento ai Caduti. Sul monte della Guardia sorge il Santuario della Madonna, molto frequentato dagli abitanti. Dalla strada usata per raggiungere la vetta si osserva un vasto panorama delle valli del Sacco e del Liri caratterizzate da una campagna tutta coltivata e molto abitata con qualche antica masseria ristrutturata. Il territorio di pianura è caratterizzato dal bacino artificiale che prende il nome dal paese.
Diverse sono le attività economiche del piccolo centro che nella strada statale trova una risorsa per il traffico da e per il mare.
L’agricoltura è ancora fiorente anche se la maggior parte dei lavoratori è occupata nelle fabbriche delle aree cepranese, cassinate e frusinate.