San Donato Val di Comino
Provincia di Frosinone, abitanti 2.336, superficie Kmq 35,77, altitudine m. 750
Abitanti: Sandonatesi
Festa patronale: San Donato
Frazioni e Località: Forca d’Acero
Comuni limitrofi del Lazio: Settefrati, Gallinaro, Alvito.
Distanza da Frosinone Km. 53
Autostrada: A1 Ceprano – Cassino
La Storia
Il nome ha origine dal santo venerato nel paese a cui fu aggiunta nei 1862 la specificazione Vai di Comino per distinguerlo da altri paesi omonimi.
Il territorio di San Donato, in area prossima all’Abruzzo, venne popolato dai sanniti; in epoca romana vi sorse una villa rustica, scoperta alla fine dell’Ottocento in contrada San Fele (oggi San Fedele), vicino a un’antica fontana campestre e a una chiesetta. In questo sito e nella zona circostante sono stati trovati iscrizioni e resti di necropoli, oggi conservati presso la scuola media. Si è ipotizzata l’esistenza sul posto dell’antica città di Cominum, identificando erroneamente le opere di costruzione della villa per mura urbane. Il centro abitato sorse tardi, attorno alla preesistente ed omonima chiesa, già segnalata in documenti del 778. La più antica menzione del paese risale al 1269, quando San Donato esisteva già da tempo, costruito, forse, dagli abitanti dello scomparso castello di Sant’Urbano.
Fece parte della signoria cominese che aveva in Alvito il capoluogo e seguì le sorti di questo dominio feudale: concesso ai d’Aquino, passò ai Cantelmo, ai Cardona ed ai Gallio per essere ceduto al demanio ed infine, nel 1806, fu svincolato definitivamente dal servaggio feudale.
Il paese si è sviluppato per tutta l’età moderna, superando i cinquemila abitanti nel XVI secolo. San Donato è raffigurato in uno dei pannelli della Villa La Gallia di Posta Fibreno: sull’alto una torre-mastio domina l’intero centro abitato, attorno vi sono le mura della rocca, e sotto si vedono le case poste in file abbastanza regolari. Anche scrittori cominesi del Cinque-Seicento ci hanno la sciato la descrizione del villaggio mettendo in rilievo l’arroccamento, le difese e la chiesa-santuario dedicata a San Donato. Malgrado terremoti, siccità, pestilenze e alluvioni, il paese continuò a progredire. Fu coinvolto raramente nella grande storia: soltanto una volta si segnalò per la presenza di ottocento soldati francesi negli anni della repubblica partenopea.
L’incremento demografico fu costante: il comune diventò molto più grande con l’annessione nel 1807 del piccolo borgo di Gallinaro, che si è staccato da San Donato nel secondo dopoguerra. Tra la fine del Settecento e la metà del secolo seguente si tentò di aprire delle miniere di ferro, ma le speranze andarono presto deluse.
Le vicende più importanti del XIX secolo sfiorarono San Donato, coinvolto soprattutto nel brigantaggio postunitario, che trovò epigoni locali, e nelle lotte fra liberali e filoborbonici.
Verso la fine del secolo si costruì la strada statale che collega il Cominense con l’Abruzzo aquilano e che ha dato a San Donato uno sbocco verso queste aree, valorizzando il passo e le valli interne nella zona di Forca d’Acero, da dove si osserva un vasto panorama dell’intera valle di Comino.
All’inizio del Novecento prese piede in modo consistente il movimento socialista con le tipiche strutture della solidarietà popolare; nel 1915 il terremoto della Marsica colpì anche il piccolo centro appenninico.
L’emigrazione del XIX e XX secolo ha dissanguato il paese: ai moltissimi emigrati verso le Americhe si aggiunsero quelli verso l’Europa e diverse regioni italiane. Nel dopoguerra l’esodo è stato massiccio con un’impennata nel triennio 1966-68. Nel 1984 il terremoto ha avuto uno degli epicentri proprio in San Donato danneggiandolo gravemente.
San Donato è diviso in due aree. La parte più alta del paese è denominata Castello, ancora racchiusa entro una cinta di mura: si notano tre porte, tracce delle torri e della rocca, sono visibili i resti del l’alta torre-mastio, mentre le mura della rocca sono state inglobate dalle abitazioni. Il quartiere è caratterizzato da strade e vicoli angusti e tortuosi, spesso a forma di anello e concentrici verso la rocca, ancora lastricati con pietre locali.
Nella seconda area, un’addizione moderna, dove ferve la vita del paese, si ergono diversi palazzi.
Il centro urbano è caratterizzato da diverse opere realizzate in pietra calcarea adoperata dagli scalpellini locali, che hanno costruito gradinate, portali barocchi, fregi decorativi, conci-chiave con stemmi e figure araldiche: gli elementi architettonici formano un apparato decorativo notevole per la quantità e la qualità.
Inoltre, il terremoto del 1984 ha creato l’opportunità di un generale rinnovamento urbano.
Fra gli edifici notevoli vi sono l’ottocentesca chiesa madre dedicata alla Madonna del Carmine e San Marcello, con facciata in pietra ed un interno a tre navate, con un ampio coro ligneo e un grande organo.
La Chiesa di San Donato è posta sull’alta collina e presenta un’imponente decorazione barocca a stucchi con diversi quadri del Sei-Ottocento ed un coro ligneo. Affreschi del Setteento rappresentano la storia della Vita del santo taumaturgo, la cui statua campeggia sull’altare maggiore.
Il paese è posto sopra una piccola sporgenza del monte Pezzullo, totalmente immerso nella folta vegetazione degli Appennini abruzzesi e il suo territorio ricade nel Parco nazionale d’Abruzzo. In campagna sgorgano acque solforose; alcune varietà di pietra calcarea sono largamente impiegate dagli scalpellini e nell’edilizia. Il paesaggio è dominato in pianura da vaste aree coltivate, ma in collina e sulle montagne vi sono folti boschi.