Le Gole del Melfa

Roccasecca

Itinerari: Le Gole del Melfa

Suggestivo e da non tralasciare sicuramente è l’itinerario che stiamo per proporre. Stiamo per conoscere un aspetto inedito e unico della Ciociaria.

La strada detta Tracciolino, che da Roccasecca conduce a Casalvieri, sì snoda sinuosa al di sopra del letto del fiume Melfa, attraverso il grande complesso selvaggio del Monte Cairo-Gole del Melfa, nonché Area Wilderness.

Letteralmente spazio selvaggio, l’area wilderness indica un’estensione di territorio che ha conservato una situazione ambientale antica dove le forme della natura possono evolversi liberamente e senza condizionamenti o interferenze umane.

La Città di Roccasecca ha designato Area Wilderness i 130 ettari che sovrastano l’abitato (porta sud delle Gole del Melfa) e i 135 dell’eremo dello Spirito Santo (parte meridionale e occidentale delle gole del fiume Melfa).

Il Tracciolino si presta ad una gradevole passeggiata a piedi, in bicicletta oppure in macchina se si vogliono percorrere tutti i 14 km che collegano Roccasecca a Casalvieri, e, quindi, la Valle del Liri alla Valle di Comino.

Già all’inizio del nostro itinerario individuiamo, in alto, a sinistra in un rinsacco della montagna, a strapiombo sul fiume un insediamento eremitico. Il Santuario dello Spirito Santo si raggiunge facilmente, a piedi, per un sentiero, a picco sul Melfa, tracciato sul fianco di monte S. Nicola. (La partenza è dal ponte Vecchio sul Melfa, anche detto dello Spirito Santo). Nella grotta naturale degli eremiti c’è un letto di pietra levigata (identico a quello su cui, secondo la tradizione, dormiva San Benedetto a Subiaco), il forno perfettamente conservato, il sistema di recupero delle acque percolanti dalla rupe e l’orto con recinto di pietra, in bilico sul fiume.

La chiesetta vicina è opera più recente. All’interno, un’ acquasantiera ci fornisce l’unico dato storico in nostro possesso per la datazione dell’eremo, la data MC.

E’ questa una zona davvero incantevole, mèta continua di escursionisti ed arrampicatori che, nelle tiepide giornate invernali e primaverili, si avventurano lungo le sponde del torrente o si inerpicano sulle impervie pareti rocciose per praticare il freeclimbing sulle falesie “Eremo” e “Regalo di Natale”.

Sulla montagna di fronte al santuario individuiamo una grotta. Lì, il prof. Italo Biddittu scoprì numerosi resti di ossa di animali e di vasi di creta cotti al sole che testimoniano lo stanziamento in questi luoghi di antichissimi pastori nomadi (la “civiltà appenninica”).

Addentrandoci in questa gola capiamo sempre più perché nella seconda metà dell’ Ottocento i briganti trovarono qui il luogo ideale per le loro imprese banditesche. L’atmosfera è quella di un canyon americano immerso in un’oasi naturalistica di incomparabile bellezza.

Tra le caratteristiche ambientali meritevoli di essere citate, ci sono le “marmitte dei giganti” riconoscibili in alcuni tratti del corso del fiume, mentre tra la vegetazione spiccano i suggestivi alberi di Giuda (Cercis siliquastrum) e macchie di Carpinella (Carpinus orientalis).

La vegetazione arborea è povera a causa degli incendi e per gli antichi usi pastorali cui è da sempre stata assoggettata. Le balze rupestri sono sito di nidificazione di uccelli rapaci quali il Nibbio Bruno, il Falco Pecchiaiolo, il Biancone, il Falco Pellegrino ed il Gheppio.

Se vi trovate a passare da queste parti in agosto è facile imbattersi in festose “compagnie” di pellegrini che dai vari centri della provincia raggiungono, a piedi, il santuario della Madonna di Canneto, a Settefrati.

 

 

Foto ©arcenews.it