Posta Fibreno
Provincia di Frosinone, abitanti 1.376, superficie Kmq 9,11, altitudine m. 430
Abitanti: Postesi
Festa patronale: SS.me Vittoria Blandina
Frazioni e Località:
Comuni limitrofi: Alvito, Vicalvi, Fontechiari, Broccostella, Campoli Appennino.
Distanza da Frosinone Km. 39
Autostrada: A1 Ceprano
La Storia
La più probabile origine del nome Posta rimane quella del luogo di sosta per animali e pastori in quanto la località era situata lungo i sentieri della transumanza. Il secondo termine del nome è stato aggiunto nel 1877, per evidenziare il fiume Fibreno che scaturisce da Posta.
I più antichi abitanti del territorio postese sono stati i volsci e solo in seguito i sanniti. Dopo la conquista romana erano presenti quattro villaggi e diverse ville rustiche in pianura. In epoca romana venne realizzata un’imponente bonifica della conca sorana, alle cui estremità orientali si pone il territorio postese e, a seguito di un processo di interramento, il lago di Posta si è notevolmente contratto.
Posta è menzionata per la prima volta in una donazione a favore di Montecassino fatta risalire al 970 ma la signoria politica apparteneva ai duchi di Capua i quali, solo nel 1017, la donarono ai monaci cassinesi; i benedettini, nel 1067, permutarono Posta con i de Aquino.
Nel 1157, coinvolta negli scontri fra papato ed impero, venne bruciata da Gregorio de Ceccano. Rimase feudo aquinese fino al Quattrocento quando Vicalvi, centro da cui dipendeva Posta, fu concesso prima ai Cantelmo, per passare poi nelle mani di diversi signori fino a pervenire ai GaIlio. E stato descritto da Giulio Prudenzio nel 1574 come un piccolo borgo noto per i suoi carpioni (trote) e per l’abbondanza della pesca e raffigurato nel secolo XVII in una formella di stucco della Villa La Gallia: in alto si erge una grande fortezza con un’alta torre circondata da poche case senza cinta fortificata, in basso si nota un edificio, forse una delle costruzioni edificate lungo le acque del lago o del fiume.
Posta perse l’autonomia agli inizi dell’Ottocento, e venne associata a Vicalvi a cui rimase legata, malgrado diversi tentativi di rendersi autonoma, fino al 1956 quando, con apposita legge, tornò all’antica autonomia amministrativa. Il terremoto del 1915 distrusse metà del centro urbano e l’emigrazione, durata fino ai più recenti anni Settanta, la spopolò. Attualmente è in atto una forte rivalutazione dell’ambiente naturale con la costituzione dell’oasi del lago di Posta: una valorizzazione delle risorse locali che incentiva il turismo.
Il paese è suddiviso in un centro urbano, posto sopra un’alta collina che strapiomba sul lago, ed in una serie di piccole contrade rurali, alcune delle quali prospicienti il lago.
La chiesa principale di Posta è dedicata all’Assunta: a tre navate, sormontata sulla crociera da un’alta cupola, vi si conserva qualche bella opera d’arte.
Da segnalare, in particolar modo, una pala d’altare del 1608 di Angelo Guerra, pittore anagnino, ed una tela cinquecentesca sull’altare di San Giovanni Battista.
Il rurale Santuario di Santa Maria della Vittoria risale alla fine del Cinquecento e vi si conserva una tela seicentesca della Madonna.
Attualmente a Posta le attività economiche principali sono legate all’agricoltura, praticata con successo nei terreni attorno al lago, e al turismo assai attivo nei mesi primaverili ed estivi per la notevole presenza di turisti che si recano al lago. Una parte degli abitanti lavora, inoltre, nelle industrie del sorano e qualcuno in quelle del cassinate.
La riserva naturale
Da non molto tempo metà del territorio comunale di Posta è stata inclusa nell’oasi che comprende il lago, la parte superiore del fiume Fibreno ed i terreni circostanti. Lo specchio del lago misura circa 30 ettari, l’area immediatamente vicina è dominata dal canneto, oggi protetto, ma già nelle vicinanze del lago si trovano i primi coltivi i quali si estendono per diverse centinaia di ettari favoriti dall’abbondanza delle acque.
Ancora nel X secolo esistevano due laghi, sfruttati per la pesca, che, a seguito del l’erosione della soglia di demarcazione, si fusero in un solo specchio d’acqua, dando vita ad un bacino a forma di serpente.
Il lago non è altro che un primo raccoglitore delle acque da cui nasce il Fibreno, ma anche lo specchio d’acqua può esserne considerato il padre in quanto nell’invaso non solo si raccolgono le acque delle sorgenti scaglionate lungo il lago per un arco di qualche chilometro, ma alcune stanno sul fondo di uno dei bracci del lago medesimo.
Le acque del lago e del Fibreno sono molto fredde e alimentano con la portata costante di circa 30 metri cubi al minuto il Liri il quale, d’estate, senza l’apporto del Fibreno sarebbe ridotto ad un misero ruscello e così cesserebbero le attività industriali e si ridurrebbero le coltivazioni lungo il suo corso.
Le acque del Fibreno scaturiscono da numerose sorgenti che hanno le fonti nelle valli interne del preappennino e attraverso passaggi sotterranei sboccano nella zona di Posta. Le acque che scendono al lago si sono create canali di adduzione localmente chiamati forme, le quali hanno costituito una rete di linee e intersecano la campagna.
Il lago di Posta è celebre non solo per le acque, i suoi pesci e l’ambiente che si è venuto a costituire, ma anche per una particolarità unica: la cosiddetta “rota” o isola galleggiante, ricordata da Plinio. E un disco di torba sollevato da qualche pressione dell’acqua, coperto da erbe e giunchi, mosso dai venti che ne determinano la direzione.
Il fondo del lago è ricco di limo che viene ancora utilizzato per fecondare i campi coltivati. L’abbondanza e la costante portata delle acque hanno favorito lo sviluppo della vegetazione e di una ricca fauna: fra le specie di animali presenti il “carpione”, una particolare varietà di trota che, malgrado un ripopolamento ittico con altri tipi di trote, ancora sopravvive.
Il lago di Posta ed il fiume Fibreno sono ricchi di leggende e conosciuti sin dall’antichità: Cicerone rivendica i suoi natali menzionando il Fibreno, il carpione era noto a Plinio il Vecchio.
Per solcare le acque del lago ancora oggi si usa una piccola imbarcazione, la “nave”, costruita dagli abitanti del luogo con tavole di quercia, che ha la forma di una piroga; viene mossa da un lungo remo a forma di pala.
Il cardinal Tolomeo Gallio acquistò la contea di Alvito e volle celebrare la sua potenza con la sistemazione di un villino da pesca nell’agro postese: è la Villa La Gallia celebre per la sua posizione, per le decorazioni a stucco e per essere ancora al centro di una vasta azienda agricola. L’edificio è formato da un corpo cubico, costruito con chiarissime linee architettoniche da un ignoto architetto del periodo manierista, e ha un grande e decorativo portale.
E abbellito da stemmi e fregi in stucco, presenti anche nel piano nobile ove formano una decorazione continua fra il salone e le camere vicine. Nelle formelle sono rappresentati i possedimenti feudali del duca Gallio: la villa e tutti i paesi della vasta signoria.