Città, Monumenti e Santa Oliva

Pontecorvo

La Città, i suoi Monumenti e Santa Oliva

La città così come appare oggi è il prodotto della ricostruzione a seguito delle distruzioni belliche: ha un aspetto moderno ma l’edificazione non ha seguito criteri urbanistici razionali; si è tentato di ricostruire qualche edificio antico, ma la gran parte delle abitazioni presenta una notevole varietà di stili. Solo nel quartiere di Santo Stefano, salvato in parte dalla furia bellica, si trovano ancora le vecchie case. Qui qualche palazzo ha conservato portali e architetture ottocentesche. Il quartiere è stato sottoposto interamente a restauro per i danni causati dal sisma del 1984.

Alla sommità della collina prospiciente il Liri sorge, ancora maestosa, la Torre di Rodoaldo, fortificazione attribuita al gastaldo di Aquino. Impiegata come torre campanaria dell’attigua cattedrale, la torre si presenta tozza e massiccia e a pianta quadrata: è stata costruita con grandi blocchi di travertino provenienti dalla cinta muraria della vicina Aquino; solamente i primi due piani sono originali, gli altri sono stati ricostruiti durante i restauri del dopoguerra. Altre mura, che comunemente vengono chiamate longobarde, si trovano all’interno della città; si tratta di circa 300 metri residui della cinta muraria del castello altomedioevale. Sono state più volte rimaneggiate e vi furono aggiunte torri oggi scomparse. Queste mura sono state realizzate con maggiore cura di quelle della torre-campanile: i massi sono stati sovrapposti senza malta e con l’inserimento di grosse zeppe di pietra o di cotto. L’unica porta antica rimasta dopo la guerra è quella di Santo Stefano che presenta un passaggio coperto con fornice a tutto sesto. Un’altra porta ancora parzialmente in piedi è quella romana che conduceva al Liri.

Dallo studio di questi elementi si è compreso che la città ha avuto uno sviluppo in quattro fasi principali. La prima è quella del villaggio sorto alle pendici del colle, prima della costruzione del castello, edificato nella seconda fase e la terza corrisponde al completamento della cerchia delle mura intorno a tutto il colle superiore. La quarta fase consiste nella costruzione di mura a difesa anche del villaggio antico, diventato il quartiere esterno di Pastine. Malgrado il fatto che la città si sia ampliata in tempi successivi, essa ha assunto un’immagine molto compatta che oggi è definitivamente scomparsa con le distruzioni belliche. Oltre il Liri si cominciò a formare un borgo, l’Annunziata, attorno ad un ospedale ed alla casa dei domenicani. Oggi questo borgo fa parte dell’espansione urbana di Pontecorvo moderna ed ha assunto il nome di Pastine, riprendendo quello del borgo antistante.

La Cattedrale è stata totalmente ricostruita nel dopoguerra, la facciata è stata ridisegnata in modo da sembrare congiunta all’annesso campanile, la Torre di Rodoaldo. Campeggia al centro del complesso edilizio sacro sorto un poco distante dall’abitato ed elevato sulla sommità dell’estrema collina, a dominio del Liri. L’intemo molto arioso e moderno, presenta diversi affreschi recenti di Monzio Compagnone, rappresentanti episodi salienti della vita di San Giovanni Battista, patrono di Pontecorvo, il martirio di San Bartolomeo e i santi venerati in città. Nel battistero e nella navata centrale si possono ammirare alcuni bei quadri del Sei-Settecento. Ci sono interessanti vetrate con disegni a colori delicati. Fra i pochi frammenti delle sculture appartenute al precedente edificio, ancora si conservano un leone (ritenuto di epoca precristiana), un fregio utilizzato come mensola d’altare, in cui sono raffigurati sacrifici pagani e cristiani, e diverse formelle in pietra calcarea scolpite a bassorilievo con disegni simbolici. Ai piedi di una scalea che scende dalla cattedrale, è stata ricomposta parte del busto di Pio IX che nel l’Ottocento campeggiava sopra l’omonima porta. Le altre chiese sono state ricostruite e solo l’Annunziata presenta connotati rilevanti in quanto mostra un pronao neoclassico. L’unica chiesa che conserva un aspetto baroccheggiante, pur essendo stata ricostruita nel secondo dopoguerra, è la Madonna delle Grazie, eretta sopra una bassa collina al di là del Liri; sull’altare principale si conserva una Vergine con Bambino dei fratelli Petronzio. La chiesa è officiata dai passionisti ed è sede di un collegio religioso: la meta preferita dei pontecorvesi per le grandi cerimonie sacre. Nella chiesa detta La Canonica dedicata a Maria Immacolata, diroccata durante la seconda guerra mondiale, erano presenti diversi affreschi, ed uno, rappresentante la Madonna con il Bambino, è stato rinvenuto di recente.

Le pitture risalgono alla fine del Cinquecento o ai primi decenni del Seicento e vengono attribuite al Cavalier d’Arpino, che ha soggiornato in Pontecorvo negli ultimi anni della sua vita, ospite con “diritto d’asilo”, o a Marco Mazzaroppi, pittore originario della vicina Piedimonte ed operante nell’ambito del circuito monastico cassinate. Raffigurano un San Giovanni Battista, la Maddalena, la Cacciata dall’Eden e La caduta degli angeli ribelli.

Fra le istituzioni pontecorvesi va menzionato il Museo civico che contiene reperti archeologici di epoca romana e medioevale scoperti nel territorio: monete, ossa, terrecotte, iscrizioni, marmi lavorati. La sezione etnografica conserva materiale delle attività artigianali locali: ceramica, lavorazione del giunco, ricostruzione di ambienti della civiltà contadina, immagini e materiali relativi alle credenze popolari e delle manifestazioni tradizionali.

L’ubertoso territorio, per lo più pianeggiante anche se non mancano modesti rilievi collinari verso la catena dei monti Aurunci-Ausoni, molto suggestivo nella zona di Santa Oliva, è caratterizzato dal Liri, fiume una volta pescoso e ricco d’acque, ora utilizzate per produrre energia elettrica. Attualmente il Liri, nell’attraversare Pontecorvo, appare come un modesto rigagnolo e difficilmente si potrebbe pensare alle imponenti portate del passato o al grandioso lago che il Liri generò circa 200.000 anni fa.

Santa Oliva

Una zona naturalisticamente interessante è quella della frazione Santa Oliva, dove esistono gallerie e cavità carsiche inesplorate, diverse sorgenti e corsi d’acqua, come il fiumiciattolo Quesa, un grande bosco che conserva ancora il nome, attestato nel Medioevo, di “La foresta”. Qui sorsero ville romane, vi sono stati diversi monasteri nel Medioevo, i cui ruderi ancora si trovano nei boschi della zona, assieme alle chiese e ai villaggi oggi appena ricordati dai documenti. Solo il casale di Santa Oliva è sopravvissuto alla millenaria storia di questi luoghi, diventando una frazione di Pontecorvo. Nel territorio del casale si trovano diversi resti delle antiche costruzioni e qualche traccia di affreschi sulle mura diroccate di chiese rurali.