Piglio

Comuni

Provincia di Frosinone, abitanti 4.703, superficie Kmq 33,85, altitudine m.625

Abitanti: Pigliesi

Festa patronale: San Lorenzo

Frazioni e Località:

Comuni limitrofi: Acuto, Fiuggi, Trevi nel Lazio, Arcinazzo, Serrone, Paliano, Anagni.

Distanza da Frosinone Km. 40

Autostrada: A1 Colleferro

La Storia

Sembra che l’origine del nome dipenda dal latino pila e quindi significherebbe spalto, muraglia di pietra. Ma si attribuiscono al nome anche altre origini che si rifanno a città erniche. In realtà, se un insediamento umano nel territorio di Piglio è da attribuirsi a popolazioni erniche, è con i romani che il territorio deve essere stato colonizzato, come mostrano i diversi reperti archeologici rinvenuti in più parti del territorio ed in particolare nella vallata di Anagni: qui sarebbero sorte ville rustiche.

L’insediamento delle popolazioni nell’attuale posizione fu dovuto a necessità difensive: il centro storico di Piglio sorge sopra uno sperone del monte Scalambra ben delimitato da due canaloni laterali e chiuso in alto dal castello che domina anche la strada proveniente da due direzioni del piano, da Anagni e da Paliano Serrone e diretta verso gli Altipiani di Arcinazzo. La più antica menzione del castello pigliese risale al 1088 quando è elencato fra gli abitati soggetti alla giurisdizione episcopale di Anagni.
Malgrado questa tarda menzione si ritiene da parte degli storici che l’abitato fosse sorto da diverso tempo. Per tutto il Medioevo fu possedimento feudale della Chiesa anagnina, poi di una dinastia locale, i de Pileo, dei de Antiochia e infine dei Colonna. Non sembra sia mai rientrato nell’ambito della signoria monastica sublacense, nonostante i benedettini di Subiaco abbiano avuto diversi possedimenti e forse tre chiese nel territorio pigliese (Sant’Angelo, San Giorgio e Santo Stefano) oggi del tutto scomparse. E importante il periodo sotto la giurisdizione di una famiglia locale, i de Pileo che forse avevano anche il cognome Buccaporco, legati alla città di Anagni, facenti parte della consorteria che reggeva il castello di Paliano, la più munita fortezza papale della zona, ed infine alleati dei Caetani. Al periodo della loro signoria va attribuito l’ordinamento urbanistico del paese con due palazzi-castelli. Alla metà del Trecento, forse perché i de Pileo abitavano sempre più frequentemente in Anagni e a causa di legami matrimoniali si determinò il passaggio del feudo ai de Antiochia, discendenti, per un ramo bastardo, da Federico Il e signori di un piccolo stato a cavallo dei monti Simbruini comprendente pochi feudi. Ribelli più volte alla Chiesa romana ed ai papi, i de Antiochia si allearono con i Colonna, partecipando a diverse guerre feudali e finendo per scomparire nel corso del Quattrocento dopo aver ceduto il loro castello di Piglio ai Colonna, al tempo di papa Martino V. Da questo momento i Colonna mantennero il feudo pigliese fino al 1816 con tutte le vicissitudini connesse ai contrasti con di versi papi, i quali confiscarono in più occasioni la proprietà.

Piglio fu spesso coinvolto in fatti d’armi: fra questi un attacco di normanni nel 1117 che devastarono e depredarono il paese ma furono ricacciati dalle milizie romane. Qualche secolo dopo, neI 1347, fu Cola di Rienzo a mandare le sue truppe a Piglio per occupare il paese e porlo sotto il controllo della rinata repubblica di Roma.

Nel 1215, San Francesco fondò a Piglio un convento minorita il quale, nel corso dello stesso secolo, ospitò il beato Andrea Conti, appartenente alla nota famiglia anagnina e parente di Bonifacio VIII. Fra il Trecento e il Quattrocento un umanista pigliese, Benedetto, si distinse nel mondo degli scrittori e fu l’autore di un poema in lingua latina nel quale, per un centinaio di versi, descrive ed esalta il suo paesello natale.

Se nel Medioevo il castello fu più volte al centro di guerre locali, anche di rilievo, nel Cinquecento venne coinvolto nella guerra di Campagna: il paese, rimasto fedele ai Colonna, fu attaccato ed assediato dalle truppe pontificie, ma la popolazione si difese egregiamente riuscendo, assieme alle truppe colonnesi, a sconfiggere gli assalitori.

Nel corso dell’età moderna Piglio accrebbe la popolazione fino alla peste del 1656 quando, a causa del contagio, perirono i due terzi degli abitanti. Le zone verso est e confinanti con Fiuggi (ancora chiamato Anticoli di Campagna) erano destinate a terreni spesso usati come pascolo e per questo frequentati dai pastori nel corso di alcuni periodi dell’anno: essendo poco ricche di acque i pastori dovevano sconfinare verso il lago montano di Tefuci, in agro anticolano, dando vita a vivaci contese giudiziarie. Il paese fu coinvolto nelle vicende della repubblica romana filogiacobina poi, alla metà dell’Ottocento, a Piglio accaddero fatti di segno opposto: nel 1849 vi passò Garibaldi che si diresse alla volta di Anagni per fermare l’avanzata napoletana contro Roma; nel 1861 fu la base per le operazioni dei partigiani filoborbonici operanti oltre il confine pontificio ma, pochi anni dopo, durante la sfortunata spedizione garibaldina conclusasi a Mentana, a Piglio si svolse un referendum che proclamò l’annessione del paese all’Italia unita. Agli inizi del Novecento Piglio era già collegato con Roma e con Frosinone, capo luogo del circondano, per mezzo di una ferrovia a scartamento ridotto che da Roma, costeggiando la via Prenestina, metteva in più celere collegamento i paesi dell’entroterra ernico con la capitale ed il futuro capoluogo di provincia. In questo modo anche Piglio accorciava le sue distanze da Roma. Molti preferirono emigrare poiché le risorse locali non garantivano possibilità di vita.

Nel corso della seconda guerra mondiale, dopo il 1943, Piglio si venne a trovare in una posizione strategica: nel suo territorio passa, infatti, la Prenestina, impiegata dai tedeschi per le comunicazioni fra Roma e l’area ernica e da questa verso la valle di Comino ed il cassinate. Passa per Piglio anche la strada per gli Altipiani di Arcinazzo che conduce verso le vie del sublacense e dell’Abruzzo. Per questo motivo il paese era saldamente controllato dai tedeschi. Si sviluppò, ciònonostante una notevole attività partigiana che era in stretto collegamento con le bande di Paliano, Palestrina e con i gruppi romani. Furono attaccati più volte i reparti tedeschi che risposero con rastrellamenti e deportazioni verso il nord Italia. Il paese venne anche pesantemente bombardato dagli alleati che causarono diversi morti e feriti e danni a molte case ed edifici religiosi: il convento francescano di San Lorenzo fu praticamente raso al suolo.

Nel dopoguerra la ricostruzione fu lenta e pertanto si generarono consistenti movimenti di emigrazione verso Roma; poi la ripresa delle coltivazioni e la specializzazione vitivinicola, come pure l’occupazione nelle zone industriali di Colleferro ed Anagni impiegarono quote consistenti di popolazione ed oggi il paese si presenta prospero e moderno. La costruzione di una strada di scorrimento dall’Autosole verso Fiuggi, con svincoli per i paesi dell’area ernica, ha favorito lo sviluppo di Piglio in quanto ha reso più rapidi i collegamenti con Roma.

L’abitato si sviluppa ormai al di fuori del centro storico che è caratteristico per la forma a fuso. E attraversato da due strade centrali: la via Maggiore e quella dell’Arringo. La prima via parte da basso, dalla porta “da Pei” fino al castello superiore; la seconda strada parte da questo, dalla porta omonima e si congiunge con la prima vicino alla Chiesa di Santa Maria. Il paese non è circondato da mura, fungendo da difesa il forte pendio e il circuito delle case che avevano la struttura di casa-torre, tipica dell’architettura “spontanea” dei centri ernici. Si nota qualche torrione rotondo vicino alla detta porta “da Pei”, mentre altre torri quadre sono state inglobate nelle abitazioni. Qua e là si notano diversi elementi architettonici d’origine medioevale come portali e case con profferlo, mentre non si notano palazzi di rilievo ma solo abitazioni di modeste dimensioni.

Nel caso di Piglio dobbiamo rilevare l’esistenza di due fortificazioni distinte, anche se inserite in un unico antico sistema difensivo. Gli studiosi parlano di un castello alto e di un castello basso, costruiti con tecniche lievemente diverse ma in funzione bipolare. Il Castello alto è posto sopra una spianata sulla vetta dello stretto colle ove sorge il centro storico, di faccia al monte. L’edificio fu realizzato per sbarrare la discesa verso il paese e per controllare le strade che ascendono al passo per gli Altipiani di Arcinazzo. E costituito da un torrione a sperone verso la montagna e da una cortina. Era collegato da una stretta e ripida scalinata al borgo ed all’altro castello posti a circa 25 metri più in basso. Il Castello basso, oggi profondamente rimaneggiato, di proprietà privata, è costituito da più piani, alcuni dei quali aggiunti in seguito e probabilmente nell’Ottocento. La struttura ricorda più che un fortilizio un palazzo (ed infatti documenti medioevali parlano di una camera picta ove si svolgevano funzioni pubbliche) ma è chiamato anche castellutium e rocca. Fra gli edifici è da ricordare il Palazzo Berucci, attualmente destinato ad attività agro-turistiche. La chiesa principale di Piglio è la Collegiata dell’Assunta, danneggiata dai bombardamenti bellici e ricostruita nel dopoguerra, secondo le linee architettoniche precedenti, nello stesso luogo ove lo stretto colle si allarga appena da contenere la chiesa. Il suo stile architettonico si richiama al barocco romano e la facciata è ornata da due alti campanili laterali. L’interno, a tre navate, è molto semplice e vi si conservano alcuni dipinti del Sei-Settecento. Una chiesa molto amata è la Madonna delle Rose, anch’essa barocca e con due campanili frontali, mentre nella già rurale Chiesa di San Rocco e della Madonna della Valle è stato scoperto un affresco trecentesco raffigurante la Madonna con San Lorenzo, Sant’Antonio abate ed altri santi. La piccola Chiesa di Sant’Antonio, posta all’estreme propaggini settentrionali del borgo, lungo la strada montana che ascendeva agli Altipiani di Arcinazzo, conserva linee architettoniche molto antiche.

Il Convento di San Lorenzo, dei minori conventuali, dopo i danni apportati dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, è stato ricostruito secondo le linee architettoniche tardo-barocche che fanno assomigliare la chiesa a Sant’Andrea al Quirinale di Roma.

Nella valle rivolta verso la collina anagnina, lungo il rio Gricciano, ai confini del territorio comunale, si erge un’imponente Torre medioevale, già munita di un circuito murario con tre torrioni a formare un piccolo castelletto, comprendente anche una chiesa. Ancor oggi la torre merlata sorge imponente a sovrastare i rigogliosi vigneti. Essa era sorta probabilmente nell’ambito del circuito difensivo di Vico Moricino, un piccolo paese scomparso nel Quattrocento, e per il controllo della viabilità locale diretta alle campagne ed ai paesi ernici. Una porzione degli Altipiani di Arcinazzo ricade nel comune di Piglio e qui, immerse nei boschi e al margine di praterie, stanno sorgendo numerose ville e seconde residenze soprattutto di turisti romani. Questa parte degli Altipiani è, comunque, meno sviluppata e più integra delle altre zone.

Menzionare oggi Piglio significa ricordare il “Cesanese di Piglio” un vino celebre in Ciociaria e a Roma, diventato doc e ampiamente prodotto e commercializzato. Ogni anno si svolge una festa dell’uva, ove i prodotti della vite vengono celebrati in più modi. L’agricoltura si è quindi specializzata nella coltivazione della vite (con qualche riduzione dei vigneti a causa de gli incentivi Cee), e non mancano prodotti ortofrutticoli. Una buona parte della popolazione attiva lavora nelle zone industriali di Anagni e Colleferro, nel terziario della capitale e nell’edilizia.