Morolo
Provincia di Frosinone, abitanti 2.962, superficie Kmq 26,48, altitudine m.397
Abitanti: Morolani
Festa patronale:San Michele Arcangelo.
Frazioni e Località: Madonna del Piano, Scalo.
Comuni limitrofi: Ferentino, Gorga, Sgurgola, Supino.
Distanza da Frosinone Km. 18
Autostrada: A1 Anagni.
La Storia
Sulle origini del nome si è molto discusso fra gli storici locali e dopo ipotesi per lo più basate su assonanze linguistiche, monsignor Antonio Biondi, storico locale, ha concluso che non è possibile rintracciare l’esatto etimo. Secondo lo studioso possiamo solamente ipotizzare che il toponimo sia derivato dal soprannome del fondatore.
L’abitato, posto sui fianchi orientali dei monti Lepini, è sicuramente risalente al processo d’incastellamento e quindi all’anno Mille. Nel territorio tuttavia sono stati trovati consistenti resti archeologici che nel passato hanno fatto pensare alla possibile esistenza di una città volsca, forse identificata con Ecatra. Oggi si reputa che esistessero alcune dimore rustiche romane di modesta estensione: farebbero parte di quella serie di ville sorte lungo l’antica strada pedemontana oggi sostituita dalla provinciale morolense.
La storia del centro, come abbiamo detto, comincia intorno all’anno Mille. Dalle carte ecclesiastiche emerge la prima menzione del Castello di Morolo: in esse veniva confermato al vescovo anagnino l’appartenenza ditale paese alla sua giurisdizione. Documenti più tardi ci fanno conoscere nomi di preti morolani e l’organizzazione della chiesa.
Fino al Quattrocento il castello fu egemonizzato da un ramo locale dei de Supino, una famiglia staccatasi dai de Comite, che partecipò vivacemente alle lotte interfeudali. Nel 1216 Tommaso de Supino compì un’incursione contro i de Ceccano nel territorio del loro castello; immediata fu la replica di Giovanni de Ceccano. Assediò Morolo, riuscì a penetrarvi e compì una strage uccidendo più di quattrocento persone. I rifugiati nel castello, fra cui alcuni componenti della famiglia Colonna, furono presi in ostaggio. Per liberarsi dovettero pagare un forte riscatto. Tra la fine del Trecento e gli inizi del Quattrocento entrarono nella signoria del castello i Colonna che solo intorno al 1422-23, però, ne divennero signori effettivi. A partire dal Seicento il comune rurale fu sempre più soggetto al potere centrale della Chiesa. NeI 1870 il paese entrò nello stato unitario anche se diversi morolani combatterono dalla parte papalina.
Con l’unità Morolo fu direttamente beneficato dallo sviluppo impetuoso di Roma. Ma alla fine dell’Ottocento, con la difficile situazione economica, cominciò una fortissima emigrazione verso le più diverse destinazioni: oggi ci sono più morolani e loro discendenti fuori che in paese. L’emigrazione continuò poi nel dopo guerra, anche e soprattutto verso Roma, ma una certa ripresa si registrò ugualmente nel paese. Oggi molti lavorano nelle fabbriche del luogo e da un po’ di tempo si osserva il fenomeno del ritorno massiccio di emigrati.
Il centro storico sorge sotto il Castello Colonna, in gran parte crollato e formato da due vasti ambienti: il primo, più alto, sembra essere stata la zona destinata alla difesa vera e propria, il secondo pare fosse riservato ad abitazione. Dal castello parte una doppia cinta muraria, in buona parte ancora identificabile, come lo sono alcune torri oggi ancora esistenti, sia perché inglobate nelle abitazioni, sia perché ridotte a mura di sostegno. Il centro storico degrada verso la piazza principale, nella quale è una bellafontana in pietra, opera degli scalpellini della valle di Comino.
Su questa piazza si affacciano la chiesa più importante ed il Palazzo comunale. Fuori porta oggi vi sono diverse abitazioni ed una chiesa, San Rocco.
Le chiese di Morolo sono nel centro del borgo. La principale è Santa Maria, eretta già nel Medioevo e ricostruita nel Seicento; è sopraelevata rispetto al piano della piazza e vi si accede per una scalinata chiusa da un cancello bronzeo, opera dello scultore Tommaso Gismondi. Sulla balaustra, un San Francesco di Ernesto Biondi si eleva a grandezza naturale. Il portale della chiesa è anch’esso opera dello scultore Gismondi e le sue formelle rappresentano gli avvenimenti principali di Morolo in questo ultimo secolo nella testimonianza dell’arciprete don Antonio Biondi.
L’interno, a navata unica, presenta sei cappelle, opere d’arte di Sebastiano Conca, Eugenio Cisterna e di scuola seicentesca. Un tempietto quattrocentesco si eleva sul terzo altare di destra.
Oltre alla Chiesa di Santa Croce ormai ridotta a rudere, le altre chiese sono tutte ottocentesche e hanno subìto pesanti interventi nei tempi più recenti. Solo la Chiesa della Madonna del Piano, rurale, presenta un affresco della metà del Seicento.
Sulle montagne, dentro una stretta vallata, a cui si accede per un suggestivo sentiero montano, esiste ancora l’antica Chiesa di Sant’Angelo.
Di origine medioevale, già al centro di un piccolo agglomerato, è stata più volte ricostruita: essa è nata nelle vicinanze di una grotta nella quale si venerava San Michele Arcangelo, a somiglianza del più noto culto del santo sul Gargano. Quello di Morolo aveva la particolarità di essere stato eletto a protezione delle madri allattanti, le quali lo invocavano per propiziare l’abbondanza di latte e bevevano l’acqua stillata dalla roccia. La venerazione è cessata da un cinquantennio, ma rimane viva nella cultura locale.
Da Morolo si osserva il bellissimo panorama della valle del Sacco, con le città di Ferentino ed Anagni; le sue montagne e le colline sono ricche di boschi, acque e pascoli. Decaduta la pastorizia, i monti sono luogo di escursioni e si possono ancora vedere le antiche capanne dei pastori.
Le condizioni economiche e sociali sono radicalmente mutate negli ultimi anni. Molti lavorano nelle fabbriche della zona, nelle cave che caratterizzano il territorio vallivo morolano. Vicino alla stazione ferroviaria, destinata a svilupparsi, sorge una piccola zona industriale in espansione.