Fontechiari
Provincia di Frosinone, abitanti 1.299, superficie Kmq 16,21, altitudine m.375
Abitanti: Fontechiaresi
Festa patronale:Madonna dei Fratelli
Frazioni e Località: Cisterna, Collemastroianni.
Comuni limitrofi: Arpino, Broccostella, Casalvieri, Posta Fibreno, Vicalvi.
Distanza da Frosinone Km. 32
Autostrada: A1 Pontecorvo – Cassino
La Storia
Fontechiari appartiene all’area del sorano, ed è al confine con l’arpinate ed il cominese.
Deriva l’attuale nome da una fonte, che, nel 1732, era denominata Fons Clara; sino al 1862, infatti, il comune si era chiamato Schiavi. Si colse l’occasione della proclamazione dell’unità per cambiare il nome in Fontechiari. Probabilmente l’antico nome va riferito ad un’immigrazione di slavi, provenienti dalla Schiavonia, immigrazione che fu favorita dall’Abbazia di Montecassino nel X secolo per ripopolare la zona. Si fa risalire infatti a questa data l’origine del piccolo castello, ad opera dei monaci benedettini interessati a controllare porzioni di territorio collocate fra le città di Sora, Alvito ed Arpino. La più antica menzione della fortificazione risale al 937, non a caso pochi anni dopo la sconfitta saracena del 915. Fontechiari, per tutto il Medioevo, fu possedimento dei signori delle tre città sopra menzionate, appartenendo anche alla circoscrizione di Vicalvi.
Signoria cassinese, dei d’Aquino, di Riccardo Conti (passando per un certo periodo sotto la sovranità papale), ancora dei d’Aquino e poi dei Cantelmo per quasi tutto il Trecento e Quattrocento, divenne possesso infine dei della Rovere che vendettero la contea di Arpino a Giacomo Boncompagni nel 1583.
Con la casata di papa Gregorio XIII aumentano le notizie sulla storia politica, sociale ed economica del piccolo centro. Di notevole rilievo è la presenza delle istituzioni ecclesiastiche, proprietarie di cospicui patrimoni fondiari. Nel Settecento la situazione economica è tale da richiedere l’istituzione di due fiere l’anno per favorire il piccolo commercio locale.
La comunità era organizzata, secondo una tradizione tardomedioevale, con la rappresentanza diretta delle famiglie; nel corso del secolo XVIII la struttura del paese si trasformò con la creazione di una rappresentanza indiretta mediante l’elezione di consiglieri per ceto.
All’inizio dell’Ottocento alcune novità furono portate dai francesi il cui passaggio ha tuttora la rara testimonianza di un vecchio cimitero napoleonico: amministrativamente Fontechiari venne inquadrato nell’intendenza di Caserta, distretto di Sora e circondano di Arpino. In tale posizione rimase fino all’unità d’Italia.
Dalla fine del secolo scorso il paese è stato soggetto ad una progressiva diminuzione della popolazione che ha dimezzato gli abitanti. Danneggiato il paese dal terremoto del 1984, è ora in atto una vigorosa ricostruzione, che ha però sacrificato qualche importante struttura architettonica, come la “corte”, l’antico Palazzo baronale.
Fontechiari, oggi
Il paese si estende oggi come comune sparso sopra una serie di colline che circondano il centro storico.
Oltre alla Parrocchiale di San Giovanni, settecentesca, ricordiamo la Chiesa della Madonna dei Fratelli che conserva un pregevole Cristo in legno del XIII secolo. Nel cuore del centro storico si erge un’antica Torre medioevale dei principi Boncompagni, là dove sorgeva un castello, oggi non più esistente, i cui edifici sono stati trasformati in un palazzetto, già Sacchi, oggi Viscogliosi.
Il paese è immerso nel verde della valle di Comino. Caratteristico è il rio di Fontechiari, il quale raccoglie le acque della zona e le porta al Fibreno; una volta la forza della corrente muoveva due mulini, di cui oggi rimangono i ruderi.
Oggi Fontechiari è un piccolo, tranquillo paese nel quale si vive a contatto con la natura; i suoi abitanti, oltre ad occuparsi di agricoltura, lavorano nelle fabbriche della zona.