Sito d’Italia
UNO DEI PIÙ ANTICHI SITI UMANI D’ITALIA
Sino al 1970, non si conoscevano in tutto il Lazio rinvenimenti preistorici risalenti al PreAcheuleano. Fu merito di Italo Biddittu, dell’Istituto di Paleontologia Umana di Roma, l’aver individuato, in bacini aperti sulla Valle del Liri, ad Arce e a Fontana Liri, giacimenti con industrie litiche di quel lontano periodo del Paleolitico inferiore.
Si tratta di un’industria su ciottoli calcarei ben ovalizzati; essa appare priva di bifacciali e vi si distinguono choppers e strumenti su scheggia. Il tipo di lavorazione è riferibile alla Pebble Culture africana (Olduvai, ecc.), con manifestazioni che giungono sino a due milioni e mezzo di anni fa e sono presenti anche in Europa. L’insieme dei ritrovamenti, collocabili cronologicamente, con sofisticati metodi moderni (potassio radioattivo) al Mindel, secondo periodo glaciale (oltre 700.000 anni fa), conferma la precoce diffusione degli Ominidi nel Quaternario italiano.
A Fontana Liri superiore, sono stati raccolti diversi strumenti nelle contrade Pozzo e Camilli, ad una quota di ca. m. 370: vi sono frequenti gli “spicchi” e quindi i coltelli e le schegge a dorso naturale, così come si riscontra una buona presenza di raschiatoi laterali e trasversali (con ritocchi spesso denticolati) e di troncature, ma anche di percussori e di rari discoidi. Per diversi motivi tecnici, i reperti appaiono meno arcaici rispetto a quelli di Arce (contrada Torti, a 2 Km. dal paese, sulla sinistra della strada che sale a Rocca d’Arce), dove predominano le calotte.
Un carattere interessante di questa industria, piuttosto primitiva, è l’uso della tecnica bipolare; la percentuale più alta di strumenti è però costituita da ciottoli che presentano, ad un ‘estremità, il distacco di un’unica scheggia.
Mentre anche i rinvenimenti di Castro dei Volsci si inquadrano nel Mindel, secondo glaciale, quelli di Ceprano (Fosso Meringo), associati a consistente fauna (Rinoceronte etrusco, Ippopotamo sp., ecc.), sono più antichi, appartenendo al Cromeriano (Gunz-Mindel, primo interglaciale), con una datazione di 750.000 anni.
Sempre a Italo Biddittu si deve un importante rinvenimento di ceramica dell’età del bronzo, avvenuto lungo la scarpata della strada statale Valle del Liri, al bivio per la contrada Colli, nel comune di Fontana Liri, in una sezione del travertino effettuata in seguito a lavori stradali.
I reperti si possono riferire ad un insediamento di breve durata, situato sulla via di transito lungo il Liri, che collegava il bacino Lirino a quello di Sora.
I frammenti ceramici di impasto sono cronologicamente inquadrabili nella fase di passaggio tra antica e media età del bronzo (1600-1500 a.C.) e mostrano affinità con la fase definita “Protoappenninico B”. Si rileva la presenza di: ciotole carenate con diametro massimo alla carena, che possono essere decorate con linee incise a zig zag o avere anse a nastro sormontate da sopraelevazioni asciformi; grossi contenitori, a volte decorati con cordoni “a ditate”; ollette; ciotole; prese di vario tipo: a linguetta, una a rocchetto, una trapezoidale; frammenti di fondi, di pareti, di orli (su alcuni dei quali si osservano piccole tacche o impressioni digitiformi).
Si precisa che il motivo ornamentale di linee incise a zig zag sembra richiamare un parallelismo con la cultura di Capo Graziano, diffusa nell’Italia centro-meridionale.