Esperia
Provincia di Frosinone, abitanti 4.474, superficie Kmq 108,75, altitudine m.310
Abitanti: Esperiani
Festa patronale: San Clino
Frazioni e Località: Monticelli, Casale di Badia, Esperia sup., Esperia inf.,
Comuni limitrofi: Ausonia, Castelforte, Castelnuovo Parano, Minturno, San Cosma e Damiano, Spigno Saturnia, Vallemaio.
Distanza da Frosinone Km. 62
Autostrada: A1 Cassino
La Storia
Il comune di Esperia, uno dei più vasti dell’intera provincia di Frosinone, è situato agli estremi lembi del capoluogo, al confine meridionale con la provincia di Latina. Gran parte del suo territorio è montuoso e ricco di boschi, con un dislivello che dai 42 metri nel piano, sale a 1307 metri in montagna. Il suo nome è recente, risale al 1867 quando le frazioni di Monticelli, San Pietro in Curolis, insieme ad altre, si fusero in un’unica entità amministrativa, l’antica Roccaguglielma, che eretta nel secolo XI dal normanno Guglielmo di Glossavilla, venne scelta come sede municipale del comune di Esperia. Il toponimo deriva, secondo il Parisse, storico locale, dall’astro Espero oppure dal nome arcaico della penisola italiana. Sebbene qualche studioso faccia risalire la nascita di Esperia ad un antico insediamento creatosi dopo la distruzione della colonia romana di Interamna Lirenas, o ad insediamenti tardo-antichi sul monte Cecubo, l’ipotesi più attendibile da un punto di vista storico attribuisce alla colonizzazione che i benedettini di Montecassino attuarono nel corso del X secolo la fondazione del centro.
La popolazione che già abitava il territorio venne progressivamente convogliata attorno ai due monasteri benedettini di San Pietro e San Paolo della Foresta, che avevano sostituito l’antico piccolo cenobio di Santo Stefano, distrutto dai saraceni tra l’817 e l’828.
Altri insediamenti, menzionati dalle carte cassinesi ed aquinati, confluirono nel castrum sul Cecubo eretto dal cavaliere normanno Guglielmo di Glossavilla, il quale concentrò la popolazione in un abitato difeso dal suo castello e da una cerchia di mura. L’agglomerato, che prese il nome di Roccaguglielma, aveva, tra l’altro, lo scopo di controllare l’importante passo montano, che congiungeva direttamente i possedimenti normanni di Pontecorvo ed Aquino con Gaeta, senza passare per Cassino. La posizione strategica di Roccaguglielma incentivò la creazione di un esteso feudo posto sotto il controllo della stessa autorità regia nei momenti più critici del regno napoletano. Per questo motivo la Rocca passò di mano in mano, fu attaccata più volte da eserciti i quali, non potendo conquistarla, saccheggiarono i villaggi vicini. Con gli Spinelli nel Trecento, artefici di un vasto programma di rinnovamento edilizio, con i della Rovere e con i Farnese, Roccaguglielma visse un periodo di notevole splendore nonostante i diversi assedi e le distruzioni, come quelle subite nel 1497 e 1503 ad opera degli spagnoli del gran capitano Gonsalvo di Cordoba. Le descrizioni del Cinquecento e del Seicento mettono in luce una florida economia della terra che produceva olio, vino, lino, grani, biade, ghiande, legna ed era ricca di pascoli.
Questo stato di cose peggiorò durante il Seicento, in particolare con la devoluzione del feudo alla camera regia, avvenuta nel 1636. I paesi che formano oggi Esperia videro aggravare le loro condizioni nei secoli successivi a causa dei terremoti (molto violento quello del 1654, la popolazione si ridusse a 410 fuochi), delle spoliazioni erariali (anche se, sotto il principe elettore di Neueburg, Roccaguglielma si vide condonata una vistosa somma), del brigantaggio, particolarmente presente negli anni di fra’ Diavolo, nativo del confinante paese di Itri.
Durante la repubblica partenopea si distinse l’esperiano Clino Roselli, che fu poi impiccato in seguito alla reazione borbonica del 1799; sotto il regno murattiano, Roccaguglielma venne separata amministrativamente dalle sue due frazioni per la nascita del comune di San Pietro in Curolis, che unisce le attuali Esperia inferiore e Monticelli. Lo spirito unitario si diffuse anche in Roccaguglielma e San Pietro; diversi borghesi si schierarono a favore del processo unitario e dovettero subire l’attacco violento dei borbonici, prevalentemente contadini, i quali dettero vita a bande reazionarie, appoggiando anche i vari caporioni come Chiavone. Nel 1867 i due comuni di Roccaguglielma e di San Pietro si fusero e cambiarono nome. Progressivamente, con il declino dell’economia montana, Esperia, malgrado l’introduzione della coltivazione e della lavorazione del tabacco, decadde: molti uffici statali vennero chiusi, la popolazione diminuì. Oggi è rimasta solamente la sede della comunità montana. Durante la seconda guerra mondiale Esperia visse momenti drammatici: con l’attestarsi del fronte a Cassino, infatti, anche il territorio esperiano rimase coinvolto nei combattimenti; il paese fu bombardato, ripetutamente, la popolazione dovette sfollare e qualche abitante fu ucciso (uno venne fucilato alle Fosse Ardeatine). Lo sfondamento della linea Gustav avvenne proprio ad Esperia per opera delle truppe nordafricane dell’esercito francese, che superarono le difese tedesche, minacciando il fronte cassinate.
La ricostruzione è stata lenta e, secondo molti, inadeguata, vista la continua decadenza del paese. Oggi Esperia si presenta suddivisa nei suoi tradizionali tre centri abitati, con qualche altra frazione nel piano, che va emergendo assieme a diverse case sparse. In alto domina il Castello normanno, definitivamente abbandonato e ormai ridotto a rudere; sotto il Cecubo sorge l’abitato di Esperia superiore. Molto danneggiato durante la guerra, malgrado le opere di ammodernamento, il paese subisce un continuo calo di popolazione che emigra a Esperia inferiore, posta lungo la strada statale.
Esperia possiede un territorio ricco di verde grazie alle sue montagne coperte di boschi; il monte Fiàmmera si distingue per le sue rocce scoscese che cadono precipitosamente a valle e che dalla parte di Esperia degradano verso il Liri con dolce andamento. La vegetazione è costituita dalle specie che formano la macchia mediterranea, con boschi di carpino e faggete; nei pascoli si trovano orchidee endemiche.
Notevoli sono alcune chiese ed edifici, danneggiati però dagli eventi del secondo conflitto mondiale. Nella Parrocchiale di Santa Maria Maggiore, a Esperia superiore, si conservano un dipinto di Taddeo Zuccari, la statua lignea di San Clino abate, le cui sembianze riprenderebbero il volto del patriota Clino Rosselli, e un bassorilievo del 1521 di un artista locale. Interessante la Chiesa della Madonna di Loreto, in stile barocco, commissionata da un celebre vescovo del Seicento, originario di Esperia. Ha una notevole facciata, e all’interno si conservano una statua lignea della Madonna del XVI secolo e due dipinti di Luca Giordano.
Nel territorio esperiano si trovano altri edifici sacri fra cui i resti di San Pietro della Foresta (una solitaria torre posta nell’agro), la caratteristica Chiesa di San Donato, sorta isolata sul monte Oro e quella dedicata a Santa Maria di Montevetro, con affreschi del secolo XV. Sul Cecubo, il monte che sovrasta i due abitati di Esperia, e vicino al castello, si erge il Santuario della Madonna delle Grazie, eretto nel Seicento, restaurato ed ingrandito nell‘Ottocento, continuamente rinnovato, e molto frequentato: si notano pitture, iscrizioni e ornati in stucco.
Nel paese, noto per la coltivazione del tabacco, è attivo un laboratorio del Monopolio Tabacchi per la lavorazione del prodotto. La pastorizia rimane una delle fonti economiche del paese, sebbene oggi in forte declino.
C’è una costante riduzione della popolazione; l’emigrazione, che si era già verificata a partire dalla fine dell’Ottocento, continua anche ai giorni nostri. I giovani ormai si dirigono verso Cassino o Pontecorvo, dove trovano maggiori occasioni di lavoro.