Sentiero S1

Colle San Magno

Sentieri Naturalistici
Sentiero natura S1 Colle S. Magno-Settare

Caratteristiche: agevole
Durata media: 1 h (secondo il passo del normale escursionista)
Dislivello: 300 m
Quota di partenza: 650 m
Quota di arrivo: 950 m
Equipaggiamento: Scarponcini leggeri
Periodo: Percorribile tutto l’anno

 

Castagno plurisecolare

L’escursione ha inizio dalla località Scanole, facilmente raggiungibile da Colle S. Magno percorrendo la strada che conduce al Cimitero del paese, svoltando a sinistra in prossimità di esso. Fin da questi primi metri percorsi in auto è possibile ammirare un paesaggio splendido. Monti rigogliosi di vegetazione (prevalentemente elci), dal verde intenso e brillante, circondano il visitatore in ogni direzione man mano che questi procede lasciandosi il borgo di Colle S. Magno alle spalle. Percorsi circa 1,5 Km si raggiunge uno spiazzo dove è possibile parcheggiare l’auto. Da lì l’inizio del sentiero dista solo poche decine di metri.

Il tratturo appare subito agevole e costeggia le ultime abitazioni adagiate poco più in basso sulla destra. Proseguiamo sul fondovalle, tra i pendii boscosi di monte La Grotta (932 m) a destra e di Monte Obacchelle (1466 m) a sinistra. Il bosco è costituito essenzialmente di lecci (siamo al di sotto degli 800 m) intervallato di tanto in tanto da noccioli, aceri, querce, cerri e carpini. Intorno a noi c’è un gran quiete, è possibile però ascoltare il rumore del bosco, del vento tra le chiome, degli uccelli e degli animali al pascolo (mucche e cavalli), che di giorno amano tuffarsi nel fitto della vegetazione al riparo dai raggi del sole.

Val Settare

A questo punto del sentiero il terreno diventa sabbioso. Se alziamo lo sguardo sulla destra possiamo intravedere tra la vegetazione alcune buche nel terreno: sono cave di sabbia, ormai in disuso, ma che fino a pochi decenni fa venivano utilizzate intensamente dagli abitanti del posto, costituendo per taluni una vera e propria fonte di reddito. Le condizioni di vita erano molto dure tra queste montagne ma la laboriosità degli abitanti fa si che ancora oggi non siano affatto abbandonate.

Superata una radura stretta e lunga un centinaio di metri, il sentiero si immerge nel fitto della vegetazione, l’aria freschissima e l’odore del muschio danno una piacevolissima sensazione.

Pagliaio

In questo tratto particolarmente protetto del profondo fondovalle durante la seconda guerra mondiale furono installati i servizi di retrovia necessari all’esercito tedesco impegnato nella durissima battaglia sul fronte di Monte Cassino. Davanti a noi possiamo vedere alcune grotte usate come veri e propri ospedali da campo e come depositi di munizioni e vettovaglie di ogni genere.

Fermiamoci in silenzio qualche istante. Sembra quasi di ascoltare il riecheggiare di quel frastuono tra questi monti, il passo dei soldati sui sassi, le voci, i lamenti dei feriti, gli attimi concitati inevitabili nelle immediate retrovie del fronte e, non ultimo, il sinistro interminabile eco delle lontane esplosioni.
Proseguendo la nostra escursione la strada prende a salire

Pagliaio interno

alquanto, si incominciano ad intravedere la dorsale spoglia di Monte Obacchelle a sinistra e di Monte Crepacuore (1080 m) di fronte a noi, la cui forma richiama quella di una piramide. Il paesaggio è tutt’altro che abbandonato. Con meraviglia ci accorgiamo infatti di alcuni campi con delle case coloniche, con le aie ed i pagliai, con le cisterne. In ogni stagione vediamo fumare i comignoli, qui non c’è gas od elettricità ma c’è il fuoco per cucinare, per scaldarsi, per fare eccellenti formaggi e per farsi molta compagnia.

Il tempo sembra essersi fermato e la sensazione di piacevole sconcerto che pervade il visitatore è conseguenza di questa passeggiata nella natura e nel passato.

Ci inoltriamo nuovamente nel bosco, tutt’intorno lecci e querce fittissimi, il sentiero è tuttavia ampio e poco ripido. Quasi d’improvviso la vallata si allarga dinanzi a noi offrendoci la possibilità di camminare su prati verdissimi, contornati di alberi di nocciolo e acero. Sulla sinistra M. Obacchelle appare sempre più brullo. Il rigore del clima e la particolare esposizione impediscono alla vegetazione di spingersi oltre. Sulla destra scorgiamo invece M. Salere (1372 m) ammantato di meravigliosi faggeti. Siamo ormai sui 900 m di quota (l’aria sempre più frizzante ce lo ricorda), i monti si ergono intorno a noi come tribune di un superbo anfiteatro e al centro finalmente le Settare.

Prati amplissimi si espandono su questo piccolo altipiano a circa 950 m di altitudine. Sul fianco della vallata ai piedi di M. Obacchelle, in posizione un pò più elevata, ammiriamo le case coloniche di un tempo, oggi ricovero dei pastori. Questi prati, in passato intensamente coltivati con frumento, mais e legumi, data la loro particolare fertilità, oggi sono adibiti prevalentemente a terreno di pascolo per il bestiame. Dappertutto alberi da frutto, meli e peri in prevalenza, ma non mancano neppure ciliegi, noccioli e imponenti noci che qua e là punteggiano la vallata. Passeggiamo in lungo e largo, in questo mare verdeggiante quando, quasi all’improvviso, la natura ci regala un monumento di incomparabile bellezza: un castagneto millenario. Gli alberi maestosi che popolano questo posto da tempo immemorabile conferiscono all’ambiente un’atmosfera quasi sacra. La loro grandiosità avvince e stupisce lo spettatore, e si resta davvero ammirati di fronte a questo autentico spettacolo della natura.

Per il ritorno seguiamo a ritroso lo stesso percorso.