Sentiero C1

Colle San Magno

Sentieri Naturalistici
Sentiero natura C1 Colle S. Magno – Monte Cairo

Caratteristiche: impegnativo
Durata media: 2,45 h (secondo il passo del normale escursionista)
Dislivello: 970 m
Quota di partenza: 700 m
Quota di arrivo: 1670 m
Equipaggiamento: Scarponcini e abbigliamento da montagna
Periodo: Percorribile tutto l’anno ad eccezione dei periodi con abbondante innevamento

E’ senz’altro una delle escursioni più impegnative tra quelle dell’intero comprensorio di monti che circondano Colle S. Magno, ma senza dubbio una tra le più affascinanti dal punto di vista naturalistico. Il notevole dislivello altimetrico del percorso rende infatti possibile attraversare nell’arco di pochi chilometri una grande varietà di paesaggi naturali, che spaziano da quelli tipici delle zone collinari e submontane, a quelli propriamente montani, caratterizzati da estese foreste di faggio intervallate da verdi e fiorite praterie.

Dal centro di Colle S. Magno ci dirigiamo in auto verso la frazione Cisterna, che raggiungiamo svoltando a destra in prossimità del Cimitero, e poi ancora a sinistra nel successivo incrocio in località Tigione (600 m di quota). La strada, alquanto ripida, si snoda attraverso abitazioni e villette per circa 500 metri (tutti asfaltati), e poi per altri 700 metri (anch’essi carrozzabili ma non asfaltati per via dei vincoli paesaggistici imposti sulla zona), fino a che, superate le ultime due o tre abitazioni, termina in una piccola piazzola dove è possibile lasciare l’auto.

Ci troviamo all’imbocco della Valle Ciamurro, nella frazione di Cisterna (700 m), ed è in questo posto che inizia il nostro sentiero. Non riusciamo più a scorgere la cima di M. Cairo (come sovente accade alle montagne quanto più ci avviciniamo ad esse), le cui lussureggianti propaggini digradano in pendii e balze tondeggianti, fino a chiudere completamente la vallata dal lato sud. A nord invece il morbido profilo della Costa Ciamurro (1003 m) completa il versante opposto della valle fino a congiungersi a nordest al massiccio del monte Salere (1375 m), dalla dorsale rada di vegetazione specie nelle parti sommitali. Alle nostre spalle, in direzione ovest, il panorama spazia amplissimo sul borgo di Colle San Magno, dominato dal monte Asprano (732 m), sulla cui cima è visibile un Santuario dedicato a Maria SS. Assunta edificato nei primi decenni del 1300, oltre ai resti di un antico maniero (l’antico Castrum Coeli). Più in basso riusciamo a scorgere la rupe con i resti dell’antico castello di Roccasecca: quelle mura videro la nascita di S. Tommaso d’Aquino. Ancora oltre l’orizzonte si allarga sulla valle del Liri e del Sacco, e sfuma infrangendosi sulle catene montuose degli Aurunci, Ausoni e Lepini.

Il sentiero è molto ben battuto, a tratti la roccia si sostituisce (specie nel primo tratto) alla terra e alla sabbia (sempre molto abbondante in questi massicci essenzialmente calcarei e argillosi). Avanziamo nell’ascesa quasi senza accorgercene, nel silenzio dei boschi, in un susseguirsi di elci, querce e carpini. Di tanto in tanto la vegetazione si apre in piccole radure adagiate nel fondo della valle: sono questi gli unici punti in cui cercare un riferimento. Dietro di noi la pianura appare sempre più lontana, punteggiata da una miriade di case e paesi che si perdono fin dove lo sguardo non può arrivare.

Continuiamo a salire, siamo a circa un terzo del cammino, quando ci imbattiamo in una radura alquanto più ampia delle precedenti, con al centro una cisterna. Se necessario è possibile fare una sosta prima di riprendere il sentiero.

Abbiamo ormai superato i 1000 metri di quota e i faggi vanno sostituendosi ai lecci e alle querce. Questa diversità nella vegetazione è molto evidente in autunno, stagione in cui ai mille colori delle faggete contrasta il verde cupo dei sempreverdi lecci.

Percorse alcune centinaia di metri dalla cisterna, il tratturo si addentra nel cuore di un faggeto: abbiamo i piedi completamente immersi in un letto di foglie, intorno si elevano rocce ammantate di muschio soffice e spesso come cuscini. Ci arrampichiamo per stretti tornanti e in poche decine metri usciamo finalmente dal bosco. Restiamo disorientati: eravamo abituati a camminare nel fondo valle, privi per lo più di ogni veduta, eccetto cielo e monti, ed ora, quasi all’improvviso, il nostro sguardo spazia ovunque dall’alto dei nostri 1300 metri d’altitudine. Dolci pendii e praterie sterminate si spandono intorno a noi. Con lo sguardo abbracciamo l’intera provincia di Frosinone e anche oltre, ad eccezione della porzione di sudovest, dove Monte Cairo, ancora insuperato, domina con il suo versante nord.

Siamo arrivati in una località chiamata Pozzacone (per via dei numerosi pozzi realizzati qui dai pastori della zona). Davanti a noi, in posizione alquanto più elevata, l’omonimo rifugio spicca per il bianco delle pietre con le quali è stato costruito su questi prati, ai margini di uno splendido faggeto.

Fatichiamo un poco in questo tratto piuttosto ripido, ma la bellezza del paesaggio e l’aria assai refrigerata leniscono lo sforzo, e in breve giungiamo in cresta in una località denominata Forcella (1305 m). Ci troviamo su una piccola sella che separa M. Cairo (1670 m),a sud, da M. Salere (1375 m), a nord. E’ questo uno splendido punto di osservazione. Riusciamo a scorgere l’intera catena Appenninica al confine tra Lazio, Abruzzo e Molise, nell’intero tratto che va dalle Mainarde (M. Meta 2241 m) , ai margini della splendida Val di Comino, fino ai Monti Ernici e Simbruini (M. Viglio 2156 m), nella verde Valle di Roveto. In direzione ovest-nordovest ritroviamo infine l’amplissima e densamente popolata Valle del Liri. Vale la pena soffermarsi, per ristorarsi e godere del paesaggio, prima di intraprendere l’ascesa dell’ultimo tratto verso la vetta.

Ci lasciamo dietro il rifugio, poco più in basso scorgiamo alcune buche scavate nel terreno: sono le caratteristiche fosse della neve. Un tempo gli abitanti di queste zone le utilizzavano per ammassarvi la neve “che nell’inverno si raccoglie e nell’estate si vende ai popoli vicini”. Con queste parole Pasquale Cayro, storico locale del diciannovesimo secolo, descrive l’antica usanza di sopperire alla mancanza dei frigoriferi utilizzando blocchi di ghiaccio, ottenuti dalla neve fresca ammassata nelle suddette fosse e poi ricoperta di foglie e paglia per impedirne lo scioglimento in primavera. Gli abitanti del Colle provvedevano nella successiva estate al trasporto e alla vendita dei blocchi di ghiaccio alle popolazioni dei centri limitrofi.

Siamo ormai nel cuore del faggeto di M. Cairo, gli alberi, dritti come candele, si susseguono in ogni direzione. Camminiamo poco e il bosco si apre davanti a noi in una splendida radura con vista sulla Valle del Liri. Siamo a circa 1400 metri di quota, gli unici rumori che sentiamo sono quelli degli animali al pascolo, con i loro campanacci. Dopo poco il bosco ci riavvolge nuovamente, il vento spazzola la sommità delle chiome e di tanto in tanto ascoltiamo il caratteristico richiamo della ghiandaia che avverte la restante fauna forestale del nostro arrivo. Appropriato è dunque l’epiteto di “sentinella del bosco”, attribuito dagli etologi a questo singolare volatile della foresta per sottolinearne tale particolare comportamento.

Non senza difficoltà, a causa della forte pendenza del terreno, seguiamo il sentiero nel cuore del faggeto. Abbiamo la sensazione di perderci in questo paesaggio tremendamente uniforme, caratterizzato da tronchi e fronde in ogni direzione. E’ fondamentale non abbandonare mai il sentiero ( opportunamente segnalato) per non rischiare di perderci o di trovarci in condizioni di pericolo in prossimità di zone particolarmente scoscese e dirupate. Una radura piccolissima, leggermente più in piano, ci invita ad un ultima breve sosta prima della cima. D’estate (fine luglio) questo posto, a 1535 metri di quota, abbonda di saporite fragoline selvatiche. Uno sguardo oltre il bosco comincia a darci la consapevolezza dell’altitudine: tutto appare più in basso e le nuvole sono sempre più vicine, a tratti sembrano sfiorarci.

Lasciata la radura ci inoltriamo per l’ultimo tratto nel bosco, fa freddo ma lo sforzo che affrontiamo da solo basta a riscaldarci. Percorriamo ancora pochi metri, appena il tempo di capire l’origine di quello strano chiarore davanti a noi; poi, in un istante, il bosco si apre sul nulla. Più in alto la cima è a portata di mano, la vediamo nitida e fiera incombere su di noi. In basso, un superbo panorama in cui naufragare a 360 gradi, in cui dimenticare le fatiche della salita, in cui riconoscere i propri paesi e le proprie strade, in cui sognare, almeno per una volta, al di sopra del volo del falco.

Benvenuti sul tetto della Ciociaria, benvenuti ai 1670 metri del Monte Cairo!

 

DISTANZA AEREA (IN KM) DALLA CIMA DI M. CAIRO DI ALCUNE TRA LE LOCALITA’ OSSERVABILI IN CONDIZIONI DI VISIBILITA’ OTTIMA.

VESUVIO 93, PROCIDA ED ISCHIA 92, MONDRAGONE 48, PONTECORVO 12, S. DONATO VAL COMINO 19, M. OBBACHELLE 5, CASTROCIELO 5, S. ELIA FIUMERAPIDO 8.5, ROCCA D’ARCE 15, SANTOPADRE 12, SORA 23.5, SETTEFRATI 16.5, FROSINONE 35.5, VEROLI 32.5, ROCCASECCA SCALO 9.5, TERELLE 1.8, COLLE S. MAGNO 5.5, M. META 22.5, MADONNA DI CANNETO 20, FORCA D’ACERO 24, M. MILETTO (MATESE) 51.5, S. APOLLINARE 16, ISOLA DI PONZA 91.5, ISOLA DI VENTOTENE 87, ALVITO 46, PICINISCO 15, S. GIOVANNI INCARICO 16.8, LAGO DI S. GIOVANNI INCARICO 16.5, PICO 19, M. SAMBUCARO (CE) 19.5, ROCCAMONFINA (CE) 31.5, AUTOSTRADA A2 7, BASSA VALLE DI ROVETO 30, MONTI LEPINI 55.5, ARPINO 16.5, CAMPO CATINO (GUARCINO) 48, BOVILLE ERNICA 26.5, ABBAZIA DI M. CASSINO 6.5, CASSINO 7.5, VALVORI (S. ELIA FIUMERAPIDO) 11.5, SAN BIAGIO SARACINISCO 16.5, MAR TIRRENO 32, VILLA S. LUCIA 3.

Servizio di Antonio Colonnello