Le Chiese

Cervaro

Le Chiese

Oltre alla Chiesa del Santuario della Madonna de Piternis, altre chiese di Cervaro sono quelle di Santa Maria Maggiore, di San Paolo, dell’Annunziata, di Santa Lucia e la diruta chiesa di Santa Maria di Trocchio.

Santa Maria Maggiore è la chiesa più importante di Cervaro, la più vetusta, nel centro storico. Anche nel passato fu la più importante: chiesa matrix, cioè matrice, come si legge in una lapide del XII secolo, tutt’ora visibile al di sotto di una composita acquasantiera in pietra pur essa del XII secolo: HECEST SOLA MATRIX CERVARII, “questa è l’unica (chiesa) matrice di Cervaro”.

L’epigrafe denuncia chiaramente l’antica polemica, quando la chiesa di San Paolo contendeva il primato a quella di Santa Maria Maggiore, o per lo meno cercava di sottrarle parte dei privilegi. In seguito, tutto il territorio di Cervaro fu suddiviso in due settori d’influenza per ciascuna delle due parrocchie di Santa Maria Maggiore e di San Paolo. L’edificio sorge là dove prende piede l’antico Pesculum dalla parte orientale, presso i ruderi medievali del Borgo e di Castello, donde si dipartono via Trocchio, via Municipio, via Sobborgo e via XXIV Maggio.

Parliamo della Chiesa di Santa Maria Maggiore come di un vero e proprio monumento storico di architettura e di cultura, dalle linee sobrie essenziali, di castigatissimo barocco. L’esterno è rilevante per la facciata e per il campanile. La facciata anteriore è rivestita in pietre squadrate a faccia vista, fino alla linea di volta, che è segnata da una lesena orizzontale in pietra, su cui si eleva il frontone decorato a stucchi. Il portale è quadrangolare, sormontato da importante composito cornicione in pietra. L’ingresso è consentito da una scalinata-sagrato biforcata, protetta da muretti curvi laterali esterni ed interni, e da balaustra terminale in artistico ferro battuto. Il basolato dell’antistante piazzuola, donde origina via Trocchio, è in nera pietra lavica quadrangolare d’epoca secentesca. Altro ingresso laterale è dato da una porta, anch’essa quadrangolare in pietra, sormontata da frontone a sesto tondo fratto contenente una croce scolpita in pietra con la data del 1742. E la data di restauro della chiesa. Sulla parete a lato si legge la seguente epigrafe, scolpita sulla pietra: Lapis testimoniis, a menzione del luogo in cui, in età medievale, con tutta attendibilità d’interpretazione, i rei venivano invitati alla confessione, prima di subire la condanna.

Il campanile presenta quattro sopraelevazioni, di cui le ultime due con monofore campanarie; alla sommità è posta la guglia con orologio. L’intero corpo di fabbrica della chiesa s’incorpora, a monte, con altre costruzioni, che facevano parte del complesso dell’antico castello

All’interno, la chiesa accoglie eleganti modanature in stucchi, finte colonne quadrangolari con ricchi abachi e trabeazioni, la cupola in corrispondenza dell’altare maggiore con bassorilievi raffiguranti le quattro virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza. Accoglie inoltre un artistico Crocifisso ligneo del ‘600; la croce appare di epoca recente; il Cristo, alto quasi a misura reale, è di rara bellezza ed efficacia espressiva. L’altare marmoreo policromo, di stile barocco, non ha subìto, fortunatamente, nessuna demolizione conseguente alla riforma del Concilio Vaticano II, che ha sancito l’essenzialità dell’altare, in cui il celebrante fosse rivolto verso il pubblico. Il presbiterio conserva una balaustra architettonicamente importante, parimenti in marmo policromo. Altri elementi considerevoli sono il coro, in pregevoli intagli su antico legno e il pulpito, sapientemente ricavato sulla discesa delle colonne di crociera in cornu evangeli. Nella chiesa sono custodite alcune opere artistiche di considerevole valore, oltre il secentesco Cristo ligneo, che, ora troneggiante sull’altare maggiore, un tempo era sulla Cappella di Gesù Crocifisso, subito a destra entrando dalla porta di fondo, cui era collegata l’omonima Congregazione.

La statua lignea di San Sebastiano, di pregevole fattura del 1500, fino a poco tempo fa era conservata e venerata nella Chiesa dell’Annunziata.

Il martirio del santo è interpretato in senso metafisico ed escatologico: il dolore fisico delle ferite non scompone affatto la serafica estasi e la bellezza del volto illuminato di luce celestiale e del corpo composto anch’esso in statica contemplazione.

Il quadro della Lapidazione di Santo Stefano si trova ov’era l’altare del Crocifisso. Olio su tela. E opera di Nicola Bordone, datata 1763. Restaurata da Vincenzo Tarallo, nel 1898.

Un pregevole legìo in noce, del ‘600, è stato recentemente restaurato e dà bella mostra sull’altare maggiore.

Una lapide del 1743, dedicata al munifico cervarese Marco Parola, ricorda l’elargizione di due mila ducati da questi destinata ogni anno in dote a tre oneste fanciulle povere del luogo per il proprio matrimonio.

San Paolo è la seconda parrocchia di Cervaro, situata all’ingresso orientale del paese, in luogo dominante, comodamente servita dall’omonima piazza.

E attualmente molto frequentata nelle sue funzioni liturgiche, date la ricettività dell’edificio e la facilità logistica dell’accesso. Fu completamente distrutta dalla seconda Guerra Mondiale. Indi ricostruita, in stile e con materiali moderni senza gusto nè interesse estetico, quasi a significare la precarietà esistenziale e la frettolosità ricostruttrice del dopoguerra.

Nell’ampia piazza San Paolo si ammirano la Fontana della Forma, gli antichi platani e il Monumento ai caduti, con bassorilievo di Giovanni De Marco.

L’Annunziata è la chiesa in piazza Casaburi, l’ex piazza Navona. Poco frequentata, da quando la penuria di sacerdoti ha ridotto l’attività liturgica e sacramentale. E tuttavia una bella costruzione, in stile barocco. La facciata principale, restaurata nel dopoguerra, si presenta con intonaco tinteggiato di giallo ornata di colonne, lesene, frontone superiore, trabeazioni e bassorilievi. Sulla trabeazione si leggono le parole dell’annunciazione: Ave gratia plena. L’interno accoglie i quadri di una Via crucis e altre sculture di Giovanni De Marco. Il quadro sull’altare maggiore raffigurante l’Annunziata è di Vincenzo Tarallo, opera del 1898, ma c’è il sospetto di rifacimento di qualche maldestro restauratore, a giudicare da indizi di evidente ingènuità pittorica, quali la dubbia prospettiva, i colori forti e avulsi dal messaggio e l’ammiccante indulgere sulla sensualità della gamba dell’angelo.

La chiesa dell’Annunziata fu fondata nel 1415. Attiguo c’era un ospedale-ospizio, destinato ad accogliere soprattutto pellegrini e poveri forestieri che frequentemente passavano in quella zona pedemontana, diretti a Montecassino o a Roma.