Atina

Comuni

Provincia di Frosinone, abitanti 4789, superficie Kmq 29,80, altitudine m.495

Abitanti: Atinati
Festa patronale: San Marco Galileo
Frazioni e località: Ponte Melfa, Settignano
Comuni limitrofi: Alvito, Belmonte Castello, Casalattico, Casalvieri, Gallinaro, Picinisco, Terelle, Villa Latina
Distanza da Frosinone Km. 50
Autostrada: A1 Cassino

 

Note Storiche

Atina domina l’intera valle di Comino: un territorio prevalentemente montano e solamente in parte esteso a valle. La zona atinate è percorsa dal fiume Melfa e dai torrenti Mollarino e Riomolle, regolati nel secolo scorso per bonificare l’intera vallata.

La cittadina si sviluppa su tre aree, poco discoste l’una dall’altra: il Colle, centro residenziale con moderne ville edificate vicino alle mura megalitiche e medioevali; Atina, centro storico sull’omonima collina, dove, sui resti della città volsca e romana, si sviluppò l’abitato tardo medioevale e moderno; Atina inferiore, sorta nel secondo dopoguerra vicino al ponte sul Melfa, le cui abitazioni seguono la traccia del fiume e della vialibità locale. L’Atina potens virgiliana ha una complicata toponomastica, perchè si vuole riferirne il nome a diverse radici. Può derivare da attin, ant, at che significherebbero “alto”, intendendo con ciò l’altitudine della località. Si fa anche riferimento ad una derivazione dal greco Atena; oppure al nome attribuitole da Saturno, in memoria del nipote Anitino. Un’antica leggenda vuole, infatti, che Atina sia stata fondata da Saturno, così come Alatri, Anagni, Aquino ed Arpino.
Atina era una città volsca, anche se i volsci occuparono territori abitati da popolazioni autoctone. I reperti archeologici, dei quali sono andati perduti quelli studiati da Nicolucci, si conservano al Museo Pigorini di Roma o all’Antiquarium comunale atinese ed accertano origini risalenti all’Età del ferro. La presenza di miniere di ferro sul monte Meta e la con seguente lavorazione del metallo fu causa di contesa tra volsci, sanniti e romani.

I volsci, occupata la zona, vennero attaccati simultaneamente da sanniti e romani e nel 354 a.C., Atina entrò nell’area d’influenza romana, anche se la prima accertata conquista risale al 311 a.C. La sottomissione definitiva è del 290 a.C.: sotto il dominio di Roma diventò prima prefettura, poi civitas sine suffragio ed infine municipio.

Nella Roma repubblicana ed imperiale, di versi atinati ricoprirono cariche importanti, per lo più militari, come Gneo Planco, che ospitò l’amico Cicerone in esilio e potè poi godere della sua difesa quando fu accusato di corruzione. Non è escluso, poi, che lo stesso arpinate abbia posseduto in queste zone una villa.

Secondo la leggenda, il Cristianesimo sarebbe stato diffuso ad Atina addirittura da San Pietro, che, mentre si dirigeva a Roma, incontrò un suo conterraneo, Marco di Galilea e lo convertì. Marco di venne poi il primo vescovo della città. Ad Atina esistette fino al 1140 un episcopato autonomo trasformato in seguito in prepositura ovvero in una chiesa locale autonoma, non soggetta ad altra autorità episcopale o abbaziale. I capi, chiamati preposti, venivano eletti dal clero atinate e confermati dal papa. Nel XII e XIII secolo, vi fu, invece, la sottomissione al vescovo della vicina Sora, come è attestato dagli studi dello storico di quella cittadina, Gaetano Squilla. La prepositura di Atina venne aggregata all’abbazia cassinese del XIX secolo con la nomina di un unico abate.

L’Abbazia di Montecassino fece sentire la sua presenza nella zona, anche se non vi fu una sua duratura giurisdizione ecclesiastica territoriale: esistevano, infatti, tre piccoli cenobi rurali che amministravano i possedimenti benedettini e assistevano la popolazione. Come testimonianze della presenza benedettina, sono notevoli alcuni monumenti, i cosiddetti leoni confinari, statue che raffiguravano leoni e venivano poste ai confini delle giurisdizioni cassinesi. Uno di questi è ad Atina, lungo la vecchia strada Sferracavallo che porta a Cassino.

Nel V e VI secolo Atina fu soggetta alle popolazioni germaniche e nel 590 fu occupata per la prima volta dai longobardi, i quali la conquistarono definitiva mente nel 702. Nel corso dei secoli IX e X fu sottoposta alle incursioni dei saraceni che si erano insediati alle foci del Garigliano. Fu influenzata dalla signoria benedettina cassinese, ma per un certo periodo venne sottoposta ai duchi di Capua, poi al conte dei Marsi, fino a diventare feudo dei duchi d’Aquino.

L’espansione normanna toccò anche quest’area e Atina fece parte della signoria di Ruggero I; nel 1150 Ruggero Il passò per Atina con tutto l’esercito e procedette alla ricognizione dei confini e delle consuetudini locali.

Le lotte medioevali furono intensamente vissute e Atina passò da un signoria all’altra: dagli Aquino a Giacomo di Capua, dai Cantelmo ai Carafa, ai Borgia, ai Navarro, ai Cardona ed infine ai Gallio.

Nel 1349 un terremoto particolarmente violento sconvolse la città e buona parte del cominese; Atina fu colpita profondamente. Rostaino Cantelmo, conte di Alvito e di Atina, convinse i superstiti a non abbandonare il luogo e costruì, come esempio, il palazzo ducale proprio nella città terremotata. Il paese venne ripopolato dagli abitanti di alcuni villaggi montani.

La decadenza della zona derivò, in parte, dal malgoverno dei baroni ed in parte, dalla decadenza socio-economica del l’intera valle di Comino. A testimonianza di ciò, si ricordano due storici locali: Marco Antonio Palombo e Bonaventura Tauleri, autori di importanti storie patrie. Nel Seicento sorse una cartiera lungo il Melfa e fu migliorata la strada Sferracavallo,ma, purtroppo, le condizioni di vita non migliorarono. In epoca napoleonica, con l’abolizione del feudalesimo, decretata dai francesi nel 1806, Atina entrò in un “moderno” sistema di governo anche se la popolazione partecipò alla reazione antifrancese e parteggiò per i Borbone. In queste zone, il celebre Fra’ Diavolo, il 27 settembre 1806, assediò Atina con settecento banditi; gli abitanti si difesero e riuscirono a salvarsi solo con il pagamento di una forte somma di denaro e per l’arrivo improvviso delle truppe francesi.

Nel 1848, Atina fu attraversata da ideo logie liberali-unitarie, grazie al ruolo svolto dai fratelli Visocchi, alfieri dell’unità nazionale e, dopo l’unificazione, protagonisti della vita politica ed economica del paese.

Le bonifiche della valle di Comino iniziarono nel Settecento con la costruzione di canali; nel corso dell’Ottocento il lavoro fu reso maggiormente produttivo dai fratelli Visocchi, che si industriarono per utilizzare le nuove tecniche agricole. Nel 1881 Atina diventò sede di una delle prime banche popolari della Terra di Lavoro e furono aperte scuole di istruzione primaria. Nell’anno 1900 si fondò una scuola di disegno, utile per l’artigianato, in seguito diventata scuola professionale. In quegli anni, rimase, però, sempre fortissima l’emigrazione soprattutto verso la Gran Bretagna e l’Irlanda.

Atina entrò a far parte nel 1927 della provincia di Frosinone e durante la seconda guerra mondiale la città diventò retrovia del fronte stabilito a Cassino. Le truppe tedesche asportarono macchinari e materie prime dalla cartiera Visocchi e i bombardamenti alleati del 5 e 12 dicembre distrussero quasi tutto il paese. Durante l’occupazione tedesca vennero uccisi alcuni contadini che si erano ribellati alle requisizioni. Nel gennaio 1944 il paese venne sfollato ed il 28 maggio liberato: nello stesso giorno si ricostituirono gli organi democratici di governo.

Il Colle

Il Colle è caratterizzato da un sistema difensivo con mura possenti. Anche il centro storico è cinto da mura: il complesso risalirebbe alla definitiva conquista romana con successive integrazioni medioevali. La fortificazione richiama lo schema d”insediamento a promontorio”, con l’occupazione graduale della collina. La città era il castrum che, solo col tempo, assunse un rapporto più stretto col territorio circostante.

Tracce rilevanti del circuito murario antico si notano sulla collina di Santo Stefano. Vicino sorgevano diverse porte, delle quali molto imponente doveva essere la Porta Aurea, la principale della città, con stipiti avanzati ed una postierla interna.

Anche nel centro storico si notano mura poligonali con paramento bugnato. La cinta muraria, conservatasi intatta fino al secolo XVII, è raffigurata in un’incisione seicentesca dove, appunto, l’abitato era circondato da mura e da torri su cui spiccava la porta principale.

Nell’agro sono venuti alla luce diversi reperti archeologici, tra cui i resti di una villa romana, mosaici, necropoli ed anche elementi di torri.

Il centro storico

Il centro storico si presenta quasi come un luogo chiuso con un grande portale d’ingresso e vie che si chiudono o conducono alle altre porte.

L’urbanizzazione ottocentesca si è estesa oltre le mura; si sono, infatti, costruiti nuovi edifici lungo la strada di scorrimento Sferracavallo e si è riutilizzato il cimitero di San Pietro.

Nel centro storico sono degni di nota alcuni edifici, tra i quali il ducale Palazzo dei Cantelmo, costruito nel secolo XIV, oggi sede del comune. Edificato in pietra locale dopo il terremoto del 1349, è stato ristrutturato recentemente ed ospita, nel salone centrale, un Museo archeologico.

Notevoli sono pure Palazzo Visocchi, il palazzo arcivescovile, e la Cattedrale di Santa Maria Assunta consacrata nel 1745, dove è conservato un battistero ligneo barocco.

Nel Museo archeologico sono esposti reperti raccolti nella zona. Interessante appare un mosaico del I secolo d.C. ritrovato nel 1947 durante lavori di sterro. Il mosaico, a tessere bianche e nere, rappresenta legionari romani o sanniti e proviene da una villa edificata in territorio atinate. Sono conservati anche tre affreschi medioevali, due dei quali prelevati dalla Chiesa di San Marco; gli studi di Antonio Sorrentino fanno ipotizzare la rappresentazione della storia del martirio di Santa Daria, una santa locale, e risalirebbero al XIV secolo.

L’ambiente, le manifestazioni, il mercato

Due vaste pinete caratterizzano l’ambiente: una sulla collina di Santo Stefano e, a valle, il parco di San Michele.

Ad Atina inferiore, il nuovo centro sviluppatosi in questi ultimi decenni, vi sono impianti sportivi ed un moderno centro sociale.

Ad Atina si svolgono varie manifestazioni culturali tra cui un festival internazionale del folclore ed una interessante manifestazione jazzistica: Atina jazz. E sede dell’Azienda di soggiorno e turismo della valle di Comino.

Il comune è noto per le tradizioni artigianali ed industriali: già nel Seicento si effettuava l’intreccio di panieri, venduti nei mercati di Roma e Napoli. Nell’Ottocento era attiva una manifattura di coperte e tappeti in lana a vivaci colori. Di questa antica produzione resta ben poco. Il settore da sempre fiorente è l’agricoltura. Fattori trainanti sono il consorzio agrario, creato nel 1899, varie manifestazioni espositive e una forte imprenditorialità delle aziende agrarie. Anche il settore industriale non è assente dalla zona, dove per molti anni sono stati attivi una cartiera, un lanificio ed una segheria. Il mercato atinate svolge, così, la funzione di mercato principale della zona.