Amaseno
Provincia di Frosinone, abitanti 4.375 (fonte Istat 2017), superficie Kmq 77,18, altitudine m.112
Abitanti: Amasenesi
Festa patronale: San Lorenzo
Comuni limitrofi: Castro dei Volsci, Monte San Biagio, Sonnino, Vallecorsa, Villa Santo Stefano, Prossedi, Roccasecca dei Volsci.
Distanza da Frosinone Km. 27
Autostrada: A1 Frosinone
Note Storiche
Il territorio del comune di Amaseno è posto nella valle dell’Amaseno e confina con la provincia di Latina.
Il nome Amaseno risale al 1872, quando fu deciso di mutare l’antica denominazione di San Lorenzo, il santo protettore venerato dal paese. Non vi sono notizie storiche precise dell’epoca preromana e romana, anche se resti archeologici in opus reticolatum si vedono intorno alla sorgente Vicario e altri reperti sono sparsi nel territorio. Si sono verificati anche ritrovamenti casuali come quello del piccolo tesoro in monete romane, composto da un centinaio di esemplari, scoperto nel 1948. I reperti fanno supporre la presenza costante di popolazione, forse perché nella zona si trovava una stazione di sosta lungo l’itinerario di collegamento fra la via Latina e la via Appia.
Più certe sono le notizie di epoca medioevale. San Lorenzo compare come castrum nel 1125, saccheggiato da parte delle milizie pontificie di papa Onorio Il. La stessa fonte, gli Annales Ceccanenses, ci dà altre informazioni in merito. Nel 1165 il paese venne incendiato dalle truppe imperiali di Federico I in lotta con Alessandro III. Nel 1208 vi soggiornò brevemente Innocenzo III, di passaggio dopo aver consacrato l’altare dell’Abbazia di Fossanova.
Il castello era proprietà della famiglia di Innocenzo III, ma era posto entro l’area d’interesse dei de Ceccano, a cui il feudo appartenne per tutto il Medioevo, fino al Trecento quando la famiglia si estinse. Entrarono allora in gioco i Caetani di Maenza ed i Colonna, favoriti quest’ultimi dal regno di Napoli al quale, nel 1494, passò il possesso signorile della zona. Possesso destinato a durare per oltre tre secoli, fino al 1816. Nel 1556 il feudo fu occupato per lungo tempo dagli spagnoli del duca d’Alba. Nella storia il paese compare poco, se non per le cronache del brigantaggio, fenomeno verificatosi intorno al 1800 con il movimento reazionario del “sanfedismo”, che si sviluppò nel quindicennio 1811-1825 e rinacque dopo l’unità d’Italia.
Come tutta la provincia di Frosinone, durante la seconda guerra mondiale, Amaseno fu duramente bombardato mentre era in atto l’offensiva alleata e subì il passaggio delle truppe.
Il centro storico
Il centro storico presenta una struttura urbanistica d’impianto medioevale: il castello, separato dall’abitato, e il borgo caratterizzato da strade strettissime, edifici sviluppati in altezza e case torri. Cospicua la presenza di portali in pietra calcarea lo cale o in tufo; alcuni, molto eleganti, derivano dall’ architettura gotico-borgognona di Fossanova, altri sono d’ispirazione barocca. Il circuito murario è stato praticamente ingiobato dalle abitazioni nel versante occidentale, mentre in via Circonvallazione si trova un bel tratto di cinta con numerose torri. Il castello, risalente ai tempi di Giovanna Il, è stato seriamente danneggiato nel 1937: oggi rimangono consistenti tratti di mura, alcuni dei quali sembrano appartenere alla fortificazione del secolo XIII.
Il monumento più interessante di Amaseno è la Chiesa di Santa Maria, un esempio dell’architettura diffusa dai cistercensi di Fossanova. La chiesa, consacrata nel 1177, nei secoli successivi fu arricchita di pulpito, tabernacolo e affreschi. Attualmente presenta una facciata semplice e austera, decorata con un rosone a otto lobi e due portali d’ingresso con archivolti poggianti su piccole colonne. Il campanile è staccato dall’edificio e assume nel primo tratto le sembianze di una torre ingentilita, poi, da aperture ai piani alti. Anche l’interno della chiesa, a tre navate, è molto austero, sobriamente arricchito da affreschi quattrocenteschi e cinquecenteschi, rappresentanti santi, La crocifissione e il Padreterno. Il tabernacolo quattrocentesco è attribuito alla scuola di Mino da Fiesole, mentre il pulpito marmoreo è opera di maestranze locali: Pietro Gullinari ed i figli Morisio e Giacomo di Priverno. Sorretto da quattro esili colonnine, dai capitelli decorati con figure umane a mezzobusto nascoste fra alberi, il pulpito è formato da quattro pannelli lisci con cornici riccamente ornate. Al di sopra si erge il leggìo a forma di aquila ad ali spiegate.
La chiesa conserva un ricco apparato di oggetti d’arte sacra minore: alcuni reliquiari d’argento, tra i quali uno, della scuola del Bernini, contiene il sangue di San Lorenzo che, secondo la tradizione, si liquefa tutti gli anni il 10 agosto.
Altri interessanti opere d’arte si trovano nella Chiesa dell’Annunciazione: una Madonna col Bambino, statua lignea policroma del XV secolo e affreschi del Cinquecento.
Nei dintorni, i cui toponimi ricordano le numerose chiese locali, si trovano due straordinari conventi. Il primo di questi è l’antico Convento delle damianite, dedicato a Sant’Angelo, che si erge poco fuori dell’abitato ed è costruito con tecniche di derivazione cistercense.
L’altro monumento è il Monastero dl Santa Maria dell’Auricola, più brevemente chiamato l’Auricola. Dista dal paese quattro chilometri ed è una fondazione monastica, forse cistercense, del secolo XIII. Abbandonato per molto tempo, dopo essere stato ridotto a chiesa rurale, è stato restaurato alla fine del secolo scorso. All’interno ci sono affreschi dei secoli XIV-XVI: teorie di santi e sante, una Sacra Famiglia, la Resurrezione. Sull’altare maggiore è esposta una tavola raffigurante la Madonna che allatta il Bambino, opera del XIII secolo.
L’economia locale è prevalentemente agricola. Parte della popolazione emigra stagionalmente, o quotidianamente per lavorare nelle aree industriali ed agricole della zona. La coltivazione principale è quella dell’olivo, ed è storicamente documentata, a partire dal Cinquecento, dal l’ampia commercializzazione del prodotto. Alcuni oliveti sono stati terrazzati con un immane lavoro di sbancamento e costruzione di file regolari di muretti a secco.
Recentemente si è incentivato l’allevamento dei bufali; esso ha origini antiche, ma il notevole incremento dei capi risale a questi ultimi decenni.