Acquafondata
Provincia di Frosinone, abitanti 270 (fonte ISTAT 2017), superficie Kmq 25,25, altitudine m.926
Abitanti: Acquafondatari
Festa patronale: San Giovanni Battista
Frazioni e località: Casalcassinese, Serre
Comuni limitrofi nel Lazio: Vallerotonda, Viticuso
Distanza da Frosinone Km.78
Autostrada: A1 Cassino
La storia
Acquafondata è situata a 926 metri di altitudine, sull’altopiano delle Mainarde verso il Volturno. Tutta la zona richiama le montagne abruzzesi sia per la natura del suolo che per i paesaggi.
Sul territorio che comprendeva un tempo anche un lago, scomparso dopo il 1824, sono visibìli fenomeni carsici: l’acqua non trattenuta dal terrèno scompare rapidamente e a causa del continuo dilavamento, le cime dei monti e delle colli ne appaiono brulle. Le uniche zone ricche di verde sono le conche, ove si pratica ancora una residuale agricoltura di pura sussistenza. Il comune comprende due centri abitati: Acquafondata e Casalcassinese. Il nome del paese deriva dal toponimo Aqua fundata: significherebbe “acqua che precipita verso il basso”.
Secondo la storiografia cassinese, sino all’anno Mille le montagne e le conche dell’altopiano erano ancora coperte da boschi e popolate da bestie feroci. A questo proposito si ricordano alcuni versi scritti nel 787 da Pietro Varnefrido: “Nel silenzio della notte solevano ululare i lupi feroci e squittire le volpi puzzolenti, riempivano i paesi con grugniti spaventosi gli orsi e gli irsuti cinghiali”.
Il paese deve la sua origine al processo d’incastellamento voluto dai conti di Venafro che fondarono i villaggi fortificati di Acquafondata, Casalcassinese e Viticuso. Tutti e tre comparvero dopo l’anno Mille quando già era in atto la forte rinascita del cenobio cassinese che rivendicava il possesso della zona.
Probabilmente un primo insediamento venne creato nel 1003 sul monte Sant’Antonino, con la costruzione di una chiesa e di una casa. Qualche anno più tardi, in torno al 1017, il conte di Venafro edificò i tre castelli dei villaggi, contrastato dai monaci che tra il 1088 e il 1089 finirono per acquisirne la piena signoria. Montecassino incrementò il popolamento dell’area per mezzo di coloni provenienti dalla Marsica, dall’Abruzzo e dal Molise, e si giunse così alla costituzione dei comuni rurali. Tutto il territorio di Acquafondata era demanio dell’abbazia cassinese e i terreni venivano concessi con un contratto livellare per ventinove anni in cambio di un canone, di donativi e servizi.
Passarono i secoli. Secoli di durissimo lavoro che videro il borgo progredire molto lentamente: nel Settecento il paese contava poco più di 400 abitanti compresa Casalcassinese. La situazione della zona venne poi complicandosi quando la rivoluzione francese e il periodo napoleonico aggiunsero violenza a violenza e mi seria a miseria. Né si ebbero condizioni di vita migliori con la restaurazione borbonica prima e con l’unità d’italia poi. Il territorio era infestato dai briganti e le connivenze erano talmente complesse che la stessa guardia nazionale di Acquafondata fu accusata di collaborazione con i briganti e venne sciolta.
I tre paesi di Acquafondata, Casalcassinese e Viticuso furono unificati amministrativamente nel 1811 e nel 1863. Nel 1902 Viticuso recuperò l’autonomia amministrativa mentre Casalcassinese rimase legato ad Acquafondata che dal 1927 fu incluso nella provincia di Frosinone.
Il paese visse una tragica esperienza con la seconda guerra mondiale: rimasto per diversi mesi sulla linea del fronte, venne in gran parte distrutto dalle artiglierie e dalle incursioni aeree. Molte le vittime fra la popolazione civile che dovette subire anche le violenze delle truppe nordafricane dell’esercito francese.
Le tradizioni
Nel dopoguerra, dopo la ricostruzione, riprese il fenomeno migratorio ma il sorgere della zona industriale di Cassino e la migliorata rete viaria, consentirono a molti abitanti del paese di trasformarsi in lavoratori pendolari.
Il folclore acquafondataro annovera due interessanti manifestazioni: la sagra degli gnocchi in agosto ed il festival della zampogna in gennaio. Quest’ultima si celebra da una trentina di anni e, da manifestazione locale, si è via via allargata ad una più vasta dimensione: ormai giungono suonatori di zampogna da ogni dove. La festa si tiene ad Acquafondata perché è un po’ l’epicentro della musica zampognara dell’Italia centrale e meridionale. Da questo luogo e da altri paesi vicini partono molti degli zampognari che girano per le strade delle città italiane.
Il festival comincia di prima mattina con la sfilata dei suonatori, tutti in abito da pastore (giubbetti di pelle di agnello, cappello a cupolone, “ciocie” allacciate alle gambe con le stringhe di cuoio e zampogna a tracolla con l’otre ben gonfio). Poi segue una gara che comprende motivi natalizi e composizioni libere di ogni tipo, tutte suonate con questo antichissimo strumento. La gara si svolge con composizioni eseguite da coppie e da singoli suonatori.
L’effetto del festival si ripercuote positivamente, oltre che sull’economia turistica, anche su quella legata all’artigianato di strumenti musicali che è tornato ad avere una buona produzione di zampogne e pifferi da accompagnamento.