Emigrazione, Agricoltura e Pastorizia
L’Emigrazione
Il fenomeno emigratorio, a Terelle, si può far risalire al Settecento, concomitante con la transumanza, che portava i pastori terellesi nelle pianure pontine e specialmente nelle campagne di Terracina. Come in molti paesi delle zone appenniniche, i pastori di Terelle praticavano la transumanza: destate erano bastanti per le loro gregge i pascoli montani, ma d’inverno bisognava recarsi a pascolare in pianura, dove i rigori del freddo erano più sopportabili e dove c’erano pascoli sufficienti. L’estate i pastori terellesi la dedicavano ai lavori di campagna, alla semina grama del frumento, all’orto, ai modestissimi uliveti. Uva non ce n’era. Inoltre, l’estate era riservata alle feste di famiglia, come gli sponsali e le prime comunioni, e alle feste paesane, come quella di Ferragosto e San Rocco, San Vincenzo il 31 agosto, Sant’Egidio il primo settembre. Si festeggiava anche la Madonna di Canneto, al cui santuario si era soliti andare in pellegrinaggio, o, come si diceva, in “compagnia’. Dopo la festa del Patrono, Sant’Egidio, il primo di settembre, si era pronti per partire, prevalentemente verso Terracina. Ma la transumanza dei pastori di Terelle ha assunto una fisionomia diversa da tutte le altre: ha instaurato con il luogo di accoglienza, Terracina appunto, una relazione empatica, una reciproca disponibilità, come per una sconosciuta affinità etnica da divenire familiare, come un’intesa sentimentale che è andata sempre più crescendo. Ai primi del Settecento, un certo pastore Bianchi, che frequentava Terracina, si ritrova a svolgere le mansioni di guardiano della Torre dell’isola di Ponza. Allora l’isola era spopolata e il Bianchi si adoperò a favorire il ripopolamento cercando di distruggere la gran quantità di conigli selvatici che infestavano quel suolo. A seguito dello spostamento di molti Terellesi, a Terracina si formò una vera e propria colonia, con un accampamento fatto di costruzioni di paglia e di legno, che peraltro andò distrutto da un incendio e poi riedificato in muratura. L’ondata migratoria più nutrita verso Terracina ci fu negli anni Venti-Trenta, in coincidenza con la bonifica dell’agro pontino. Nel decennio tra il 1921 e il 1931, a Terelle ci fu un calo della popolazione da 3350 abitanti a 2558, a causa dell’emigrazione. Ormai i Terellesi residenti a Terracina sono moltrssimi; hanno acquistato terreni, si sono costruiti case, hanno intrapreso e svolgono i più disparati mestieri e professioni.
L’emigrazione extranazionale più diffusa Terelle l’ha impiantata in America, negli Stati Uniti, e in Francia. Il legame con la madre patria resta vivo e ogni anno si rinnova il rito del ritorno di americani e francesi di Terelle, nonostante si renda sempre più difficoltoso il viaggio, specialmente da quando il “cambio” non è più vantaggioso come una volta.
L’Agricoltura e la Pastorizia
Un tempo erano le attività preponderanti di Terelle. L’agricoltura riguardava essenzialmente frumenti, legumi, ortaggi. Le zone coltivate erano i ripiani e declivi sottostanti il paese. Si utilizza vano i più piccoli spazi, contesi alle rocce e alla boscaglia. Olio e vino bisognava importarli. La pastorizia riguardava essenzialmente ovini e caprini. Si allevava il maiale, di cui si consumava tutto, eccetto i prosciutti, che si vendevano e col cui ricavato bisognava ricomprare il maialino da crescere e uccidere l’anno successivo. C’è ancora oggi chi ricorda il monito del nonno, che allontanava le tentazioni dei piccoli nipoti: “Non mangiate il prosciutto , fa male e puzza, perché sta vicino al culo del maiale!”. Accadde però che un nipote, chiamato con il nomignolo di Menelicche, scoprì la vera bontà del prosciutto, per cui ogni tanto scendeva in cantina, ov’era gelosamente riposta una cossa, e si lasciava andare a un castigatissimo assaggino. Finì che della cossa rimase solo l’osso. Interrogato, il reo confessò che si era limitato solo a qualche licche. Fu aspramente rimproverato e di lui si disse: “Menelicche a licche a licche se magna’ na cossa preciutte!”(Licche sta per leccatina. Cossa sta per coscia). Il maiale di Terelle è stato sempre ricercato per l’ottima qualità della carne, fatta soprattutto con le ghiande di quercia, cerro e leccio, localmente chiamato lecine. Oggi sia l’agricoltura che la pastorizia sono attività ridottissime e marginali, praticate più come occupazione amatoriale che per necessità.
Miniere di asfalto furono individuate a Terelle, il che conferma la presenza ditale minerale nelle rocce di Monte Cairo e delle sue propaggini; non furono però sfruttate come invece accadde a Colle San Magno.