Un pò di Storia
Un pò di Storia
Santopadre è situato al centro di un ameno territorio a carattere collinare, ma verso est e nord est il paesaggio diviene più aspro e pittoresco, per i monti che costeggiano il corso del fiume Melfa. Il paese sorge, a m. 754, sulle propaggini del vicino Colle Favone (alt. m. 794), su un rialzo con la sommità pianeggiante, che ha permesso la graduale estensione dell’abitato.
Si trova in una zona di transito fra Arpino, da una parte, e Rocca d’Arce e Arce, dall’altra, mentre lungo il Melfa si apre anche un passaggio diretto con Casalvieri e la Val di Comino. Per secoli, nell’antichità, quest’area fu strettamente collegata sia con Arpino che con Aquino, ma in epoche più recenti condivise le vicende storiche e amministrative di Arpino.
Santopadre dista 9 Km. da Arce, 10 Km. da Arpino, 18 Km. da Aquino, 36 Km. da Cassino (sede di Tribunale); i suoi abitanti nel 1989 ammontavano a 1836.
STORIA
Il territorio del comune di Santopadre nell’antichità era compreso nei limiti dell’agro arpinate ed accoglieva sia ville residenziali o rustiche che piccoli nuclei abitativi a carattere rurale. Tali realtà insediative, così come le presenze di testimonianze sacre e funerarie ancora riscontrabili, si riferivano essenzialmente ad uno o due tracciati viari, che avevano soprattutto caratteristiche di tratturi e mettevano in comunicazione diretta Arpino con Aquino e Cassino (e quindi con la Via Latina), attraverso il passo di Fraioli (presso Rocca d’Arce) oppure raggiungendo e poi superando il Melfa.
Probabilmente, un primo ridotto centro abitato, corrispondente all’attuale Santopadre, in epoca romana aveva le funzioni di luogo di sosta per pastori e viandanti e da questa sua destinazione dovette originariamente derivargli il nome di Foruli, così come avvenne, lungo l’antica via Sora-Casamari-Veroli, in località Forli (presso Isola del Liri).
Per l’altomedioevo, la tradizione ricorda che nel V secolo gli Aquinati, per sfuggire ai barbari e alla peste, si rifugiarono a Forolo, mentre nel VII secolo vi arrivò Folco, uno dei santi inglesi legati al Lazio meridionale e taumaturghi nelle epidemie di peste.
In un documento del X secolo, riguardante i confini tra Roccasecca e Santopadre, per la prima volta, secondo quanto riferisce il Cayro, si sarebbe citato un territorio “patrinate”, ma in un privilegio di Lotario III, a favore di Montecassino (confermato anche da Enrico VI nel 1191) compariva anche la dizione castrum Foroli (così come nel falso giuramento di Verardo e Quinizio, opera del monaco cassinese Pietro Diacono, datato 1018, ma attribuibile al periodo 1128-1139).
Il termine castrutn (=castello) indica che si erano allora già costruite le mura difensive del villaggio di Foruli. E’ tuttavia opinione di alcuni studiosi che nella vicina località Castrovetere o Castelvetere, aldilà del Monte Favone, vi siano state le prime fortificazioni della zona, poi abbandonate.
Dal 1201 nei documenti pubblici appare il nome di Santopadre e nei registri delle decime (Rationes Decimarum) del 1308 e in quelli del 1325 esplicitamente si ricorda il castrum di Santo Padre (o di San Pietro).
Aldilà dei riconoscimenti imperiali, Castroforolo fu dapprima soggetto a feudatari longobardi, fra i quali Gregorio Pagano; a costui Ruggiero II lo tolse nel 1140, insieme ad Aquino e Sora. Nel 1187 apparteneva a Bartolomeo Borrello, ma poi ripassò a Giovanni, pronipote di Gregorio Pagano, sino a quando, nel 1215, ne fu investito per sei anni Riccardo Conti, fratello di papa Innocenzo III. Nel 1239, tuttavia, ancora Castroforolo tornava a Giovanni Pagano. Più tardi era Barone di Santopadre Giovannello Fuscaldo, ma quando egli si ribellò, Carlo III di Durazzo trasferì Santopadre con altri castelli al fedele Giacomo Gaetano (1384).
Santopadre in seguito entrò con il Ducato di Sora nel dominio dei Cantelmo, ma papa Pio II Piccolomini, in contrasto con Pier Giampaolo Cantelmo, si impossessò di Arce, Fontana, Santopadre ed altre terre, che cedette nel 1460 ad Aldo de’ Conti, Signore di Valmontone. Due anni dopo il Cantelmo perse completamente i ducati di Sora e di Arce e nel 1472 il papa Sisto IV della Rovere, accordandosi con Ferdinado I di Aragona, riuscì a fare avere i due ducati ai nipoti, ai quali il Re nel 1475 concesse anche Arpino e Santopadre.
Nel 1494, nella lotta fra l’angioino Carlo VIII e Ferdinando II d’Aragona, il Marchese di Pescara Alfonso Davalos fu spogliato della Contea di Arpino a favore di Giovanni della Rovere, duca di Sora e di Arce, ma l’anno successivo, non appena Carlo VIII fu partito, si risollevarono i partigiani degli aragonesi. I Santopadresi, Arcesi e Roccaseccani, rimasti fedeli ai Francesi, compirono incursioni in territorio di Aquino, ma poiché prevalsero le armi aragonesi, il Marchese di Pescara riebbe le sue Terre, fra le quali Santopadre. In seguito, il re Ferdinando di Aragona congiunse il Marchesato di Arpino (con Santopadre) e lo Stato di Aquino, sempre sotto il dominio del Marchese di Pescara.
Il 26 maggio 1583 Alfonso Davalos junior vendette i suoi stati a Giacomo Boncompagni, che già tre anni prima aveva comprato i ducati di Sora e di Arce. Nel 1750 la Terra di Santopadre versava alle casse ducali una tassa di oltre 288 scudi, mentre Arpino ne versava ca. 378. Il 31 agosto 1796 il duca Gaetano Boncompagni permutò il suo Stato con i Borboni di Napoli. Dopo l’occupazione francese (1806-1815), riprese il dominio borbonico, che durò sino all’unificazione italiana.
Dal 1844 al 1847 si attese in economia, fra contrasti e polemiche, alla prima fase dei lavori per la costruzione della strada rotabile Santopadre Arpino, su progetto dell’architetto Francesco Coccoli, poiché il tracciato preesistente, pur risistemato nel 1784, “non aveva alcuna idea di livellazione”. L’opera, interrotta sino al 1860, fu poi completata in periodi diversi.