Ceprano

Comuni

Provincia di Frosinone, abitanti 8.570, superficie Kmq 39,93, altitudine m.105

Abitanti: Cepranesi

Festa patronale: Sant’ Arduino

Frazioni e Località: Ceprano stazione

Comuni limitrofi: Arce, Castro dei Volsci, Falvaterra, Pofi, Ripi, Strangolagalli

Distanza da Frosinone Km. 20

Autostrada: A1 Ceprano

Note storiche

Si potrebbe sostenere che la vicenda di Ceprano e tutta la sua storia siano legate più di ogni altra cosa a un ponte, dato che Ceprano esiste proprio a cagione di un ponte. Infatti la città è sorta in posizione strategica, lungo il Liri, nel punto in cui il corso si restringe favorendo così la costruzione di un collegamento fra le sponde.

Nel XVII secolo, il primo storico della cittadina, Vitagliano, ipotizzò che il toponimo derivasse da tal Cepario, un romano coinvolto nella congiura di Catilina che aveva proprietà in Terracina, e che non si sa bene perché, sarebbe stato inviato in esilio nella zona.

Altri studiosi pensano a una derivazione da San Cipriano, vescovo cartaginese, noto per il suo rigore, a cui si sarebbe votata, secondo una congettura, una colonia di cristiani africani, o comunque, di seguaci del santo, stabilitasi sul Liri.
Ceprano sorge al centro della valle Latina, lungo il Liri, ai confini meridionali del Lazio ed è il nodo più importante di una complessa rete viaria. La piana di Ceprano è il luogo in cui “condizionamenti geografici e storici […] si ripetono puntualmente a distanza di secoli”, come sostiene l’archeologo Coarelli. Il Liri, infatti, è sempre stato un confine geografico e politico, sia per le antiche popolazioni sia per gli stati medioevali e moderni. Il fiume, inoltre, ha costituito un importante tratto d’unione fra l’Abruzzo, il Lazio meridionale e la costa tirrenica. L’importanza strategica del sito, abitato in epoche antichissime come testimoniano i resti di un insediamento lacustre, si evidenzia durante la guerra romano-sannitica quando i romani, sconfitti i sanniti, costruirono la via Latina attraverso il “passo di Ceprano”, collegando così tutte le colonie fondate nella pianura per fronteggiare gli insediamenti volsci e sanniti.

Una di queste colonie fu Fregellae, che alcuni scrittori locali identificano con Ceprano. In realtà le attuali ricerche archeologiche testimoniano che la città di Fregellae sorgeva sull’altipiano di fronte a Ceprano. Dopo la distruzione di Fregellae, probabilmente un piccolo villaggio derivò il nome dall’antico insediamento, mutandolo appunto in Fregellanum, così come è scritto nell’ “Itinerario” di Antonino.

Il Cristianesimo si diffuse rapidamente e la tradizione religiosa ha tramandato la presenza di San Paterno proveniente dal l’Africa e di San Magno poi venerato protettore di Anagni.

Le numerose ondate di invasori germanici non furono arrestate dalle possenti mura difensive di Ceprano e solo dopo il Mille fu edificato il castello sul quale fiorirono due leggende: una è relativa ad un assedio dei saraceni, l’altra al presunto padre di papa Onorio I, Petronio Ceccano che avrebbe posseduto anche Ceprano.

Le prime notizie documentate risalgono al 1055, quando nel “Chronicon Casinenis” Ceprano viene citata a proposito di una chiesa posseduta dai monaci benedettini. La cittadina, saccheggiata dai normanni, fu sede di un incontro fra questi e Gregorio VII, e in seguito venne ripetutamente citata nei documenti del vescovo di Veroli da cui dipese sul piano religioso. Per la privilegiata posizione strategica, la Chiesa romana governò di rettamente la cittadina, nominando propri vicari o governatori. La “funzione di passo” di Ceprano fu anche sottolineata dall’insediamento dei templari nell’antica chiesa di San Paterniano, trasformata in un luogo d’ospitalità per i pellegrini del proprio ordine.

Per la particolare posizione del paese la grande storia coincide a Ceprano con la storia del piccolo centro. Dopo la già citata alleanza stipulata fra Gregorio VII e Roberto il Guiscardo è infatti da menzionare nel corso del XIII secolo un episodio riguardante Federico Il e gli svevi. Il 28 agosto 1230 infatti, l’imperatore, scomunicato, dovette far penitenza nella Chiesa di Santa Giusta, sul pianoro di Opri, alla presenza di tutto il suo esercito. Sullo stesso pianoro, di nuovo in lotta con il papa, Federico edificò Flagella, per controllare il passo di Ceprano. Anche il figlio di Federico Il, Manfredi, fu, nel 1254, costretto ad umiliarsi davanti al papa. Come è descritto da diversi cronisti, dovette aspettare il papa all’inizio del ponte e poi reggergli il freno del cavallo durante la “passeggiata” che Innocenzo IV volle fare più volte su e giù per il ponte. Il giovane principe subì anche l’umiliazione di veder distruggere Flagella, la città costruita dal padre.

Ceprano torna ancora negativamente nella storia di Manfredi quando i baroni locali, abbandonandolo, consentirono il passaggio dell’esercito angioino. L’ episodio è stigmatizzato da Dante nell’Inferno: “A Ceperan là dove fu bugiardo/ Ciascun Pugliese” (XXVIII, 16-7) e, secondo una storia che sa di leggenda, ma quasi sicuramente vera, il ponte di Ceprano divenne la sepoltura dell’ultimo re svevo. Sconfitto e morto in combattimento Manfredi a Benevento, fu presa la decisione di seppellirlo in terra sconsacrata ma non potendo realizzare il proposito nel regno di Sicilia perché feudo papale, né negli stati del papa stesso, e non essendo opportuno, per ovvii motivi politici, far del cadavere un simbolo per i partigiani di casa sveva, si decise di tumulare il corpo sotto un pilone del ponte di Ceprano, in un luogo direttamente controllato dal papa e, contemporaneamente, in “terra di nessuno”. La leggenda è ricordata da Dante nel Purgatorio, nel suo incontro con Manfredi, con queste parole: “Or le bagna la pioggia e mo ve il vento / di fuor dal Regno, quasi lungo il Verde,/Dov’ei le trasmutò a lume spento” (III, 130-2).

Questa tradizione sarebbe confermata dalla scoperta di un sarcofago trovato nelle vecchie mura del ponte, che fu diroccato nel 1614, decorato con l’aquila sveva ed oggi conservato nella chiesa collegiata cepranese.

Con la sconfitta degli svevi e la conseguente fine dell’annosa lotta tra papato ed impero per il possesso del regno del Sud, venne meno anche l’importanza strategica di Ceprano.

Nel XVI secolo, il castello fu preso dagli spagnoli, alleati con papa Paolo IV, durante la battaglia di Campagna. Va rilevato che solamente nel 1503 Giulio II aveva fortificato Ceprano. Papa Della Rovere favorì numerose iniziative, tra cui le importanti opere di bonifica del territorio circostante devastato dalla malaria, la terribile malattia endemica debellata solo nella seconda metà del Novecento. Durante il Cinquecento la ripresa di Ceprano fu sottolineata dalla costruzione di una chiesa, San Rocco, e dall’istituzione di una fiera. La vita nella cittadina migliorò notevolmente e l’abitato si sviluppò verso l’esterno della “terra murata” che segue il percorso della strada consolare.

Nel 1614-15 iniziarono i lavori per la ricostruzione del vecchio ponte crollato, opera effettuata nel quadro del rinnovamento di tutta la via Latina.

Nel Settecento Ceprano seguì le sorti dei paesi del regno del Sud rassegnato ed inerte ma, alla fine del secolo, dopo la rivoluzione francese, si sviluppò un forte movimento filogiacobino che coinvolse molte famiglie. Fu la premessa dei sentimenti antiborbonici che caratterizzarono anche nel Meridione i ceti più evoluti negli anni del Risorgimento.

Poi l’unità d’Italia, le tensioni sociali, l’emigrazione, le guerre alle quali la popolazione diede il suo contributo.

Nella seconda guerra mondiale, dopo l’armistizio del 1943, la zona di Ceprano divenne teatro di guerra: gli abitanti furono evacuati ma non mancarono azioni di sabotaggio contro l’esercito tedesco. Sei civili furono fucilati per rappresaglia. Alleati e germanici combatterono accanitamente per giorni fra le macerie dell’abitato. La ricostruzione dovette quindi iniziare da zero. I problemi erano grandi. Ad aggravarli ancor più ci fu anche una gravissima epidemia di malaria che colpì cinquemila degli ottomila abitanti. Soltanto l’uso del DDT consentì di por fine al flagello.

Ceprano, oggi

Oggi la città è totalmente ricostruita e si sta espandendo grazie ad un’intensa industrializzazione con grandi problemi di riconversione delle fabbriche più antiche. È un centro molto vivace sul piano sociale ed economico. Con la nuova economia industriale è quasi del tutto scomparsa una produzione tipica di Ceprano: le “cannate”, orci per l’acqua in ceramica.

La Chiesa di Sant’Antonio è l’unico monumento antico di Ceprano. Edificata durante il Cinquecento lungo l’antica via Latina, è stata restaurata. Adiacente alla chiesa si trova l’interessante Convento francescano.

La città è sede di un Antiquarium, situato nel Palazzo del comune, dove sono esposti i reperti più significativi degli scavi di Fregellae: antefisse, sculture e figure votive. L’Antiquarium viene incrementato man mano che gli scavi portano alla luce nuovi reperti.