Casalattico
Provincia di Frosinone, abitanti 811, superficie Kmq 28,34, altitudine m.420
Abitanti: Casalatticesi
Festa patronale: San Barbato
Frazioni e località: Macchia, Montattico, Mortale, San Nazario, Sant’Andrea
Comuni limitrofi: Arpino, Atina, Casalvieri, Colle San Magno, Santopadre, Terelle.
Distanza da Frosinone Km. 53
Autostrada: A1 Pontecorvo
Note Storiche
Un comune così piccolo e così frazionato è piuttosto infrequente, ma Casalattico Si presenta con numerosi abitati sparsi nel territorio, dalla piana del fiume Melfa fino ai 719 metri di Montattico, ricco di verde e pregevole dal punto di vista naturalistico. Casalattico è posto nella valle di Comino, lungo il fiume Melfa e prende il nome in parte dall’antica frazione Casale, e, in parte, dalla frazione che si vuole edificata sulle rovine della villa di Tito Pomponio Attico, illustre atinate amico di Cicerone, Montattico (Mons Atticus). Dal paese si ammira un vastissimo panorama sulla valle di Comino.
Nell’antichità apparteneva all’ager atinensis. Ce lo confermerebbe l’esistenza della villa di Attico. Nella frazione di Montattico un’epigrafe ricorda il liberto Pomponio Tigrano che fece costruire, a sue spese, una strada per carri pesanti.
Un’iscrizione, oggi perduta, attesterebbe la presenza del culto della dea Mefite. Nel Medioevo il territorio di Casalattico entrò nell’area di influenza cassinese; il territorio era abitato da popolazioni sparse in modesti insediamenti.
Casale è il primo ad essere documentato nel 1050; secondo storici locali, nel 1059 le popolazioni vennero riunite in un castello costruito da Oderisio, conte dei Marsi, proprio sul lago della villa di Attico: del castello esistono ancora i ruderi nella contrada Montattico.
Dal punto di vista politico i centri che oggi formano il comune di Casalattico erano legati alla signoria cominese, ai d’Aquino, ai Cantelmo ma cambiarono spesso signore. Nel 1439 papa Eugenio IV aggregò Casale e Montattico alla contea di Arpino e nello stesso secolo i due centri furono sottoposti prima a Bernardo Gaspare d’Aquino e poi a Giovanni della Rovere. Nel 1583 Giacomo Boncompagni acquistò lo stato di Arpino, da cui dipendeva Casalattico. Con i Boncompagni il centro politico del loro stato divenne la città di Sora e le due frazioni principali di Casale e Montattico vennero unite in un unico comune con Casalvieri.
La separazione avvenne soltanto verso la metà del secolo scorso.
Nel primo Ottocento apparvero a Casalattico i briganti; i banditi uccisero e rubarono: fra le vittime la giovane ventenne Isabella Taddei, la cui morte fu a lungo attribuita al famoso brigante Fra’ Diavolo. Secondo una versione popolare, il brigante avrebbe aggredito la bellissima ragazza e, respinto, l’avrebbe pugnalata. Dopo la spedizione dei Mille, i contadini si schierarono col regime borbonico per ché i “galantuomini” erano liberali; famosa fu la dimostrazione del 25 settembre 1860 allorché le popolazioni di Casalattico, Montattico e di tutta la zona accesero grandi falò in favore di Francesco II. Dopo l’unificazione, l’emigrazione divenne permanente: in un solo anno, fra il 1901 e il 1902, emigrò il cinque per cento dell’intera popolazione. Di questo fenomeno sociale resta un patrimonio documentario rappresentato dalle fotografie degli emigranti.
Gran parte dei casalatticesi si diresse verso la Gran Bretagna; alcuni fecero fortuna come sir Charles Forte, che divenne il più famoso personaggio di Casalattico, animatore della festa di Sant’Antonio, in occasione della quale tornava nel paese e contribuiva a far rinnovare le tradizioni locali. In suo onore la frazione natia di Mortale è stata ribattezzata Monforte e gli è stato dedicato un centro sportivo. Durante la seconda guerra mondiale il paese si trovò nelle immediate retrovie del fronte di Cassino: ospitò profughi, collaborò con la resistenza, diede vita a varie iniziative di lotta e la gente non fu risparmiata dalle retate tedesche e dai molti bombardamenti alleati. Nel dopo guerra l’emigrazione continuò e il paese si spopolò quasi del tutto.
Il centro storico è naturalmente quello di un piccolo paese, c’è un’unica strada centrale da cui partono vicoli di scollinamento; dall’esterno si possono notare le tracce dell’antica terra murata, con qualche torre ingiobata nella cinta delle case. Nella Chiesa di San Barbato si conservano una Immacolata del 1703, attribuita a Jacopo Colombo pittore della scuola napoletana, due tavole di un polittico che rappresentano San Carlo Borromeo, San Pietro Martire e una Madonna del Carmelo con Santi attribuita a Taddeo Kuntz e dipinta intorno al 1765.