Il Seicento e il Settecento
Il Seicento e il Settecento
Un intenso incremento demografico è segnalato fra il Seicento e l’Ottocento a causa dello spostamento di popolazione verso Frosinone.
Molteplici i fattori: il definitivo stabilirsi del governatore pontificio a Frosinone, l’emigrazione interna dai paesi della diocesi verolana e il disboscamento delle pianure verso il Sacco. Frosinone passò da meno di 2000 abitanti registrati alla metà del Seicento a 4500 abitanti alla meta del secolo successivo, dai 6000 dell’inizi dell’Ottocento agli oltre 10.000 del 1870. L’incremento demografico e delle attività fece emergere nuove realtà economiche. Apparve, ad esempio, una rete di mulini, costruiti lungo il fiume Cosa. La metà del Seicento fu un periodo di imprese edilizie fra cui si ricorda la costruzione di un ponte e di una fontana vicina al fiume Cosa, ancor oggi esistenti e d poco restaurati.
Nel Settecento vi fu una vigorosa crescita del medio ceto, prevalentemente impegnato nei commerci e negli uffici de governo locale pontificio. Fra i chierici i giureconsulti emerse anche qualche letterato arcadico. Alla fine del secolo XVII. l’arcade Eufemo Euritidio, al secolo il sacerdote Antonio Batta, compose un poemetto su Frosinone intitolato “Capitoli Giocosi”. Lo scrittore scrisse la storia della città in versi, riprendendo leggende, descrivendo l’ambiente, gli abitanti e i loro costumi, infine esaltando i due papi d’origine frusinate e celebrando alcuni illustri cittadini. Il poema costituisce una fonte preziosa a cui attingere per ricostruire la storia della città. Esso, inoltre, ci illustra l’espansione urbana verificatasi nel capoluogo di Campagna nel corso del Settecento: dai due alti colli la città era ormai scesa fin quasi al fiume Cosa. Nel corso del secolo le chiese si arricchirono di molti dipinti, andati in gran parte perduti durante la seconda guerra mondiale. Gli avvenimenti di fine Settecento coinvolsero direttamente Frosinone che si ribellò all’occupazione francese e alla repubblica romana: per questo motivo venne saccheggiata dalle truppe polacche dell’armata d’Oltralpe.
Nonostante l’ostilità della città nei confronti dei francesi alcuni governanti della repubblica furono frusinati, fra cui il console Giuseppe De Matthaeis e soprattutto Luigi Angeloni, in seguito esule e battagliero combattente per l’unità d’ Italia: a lui si devono diversi scritti politici sulla questione dell’unificazione. La presenza di una loggia massonica e di una “vendita” carbonara fu dovuta soprattutto al folto numero di impiegati laici degli uffici locali pontifici. A queste consorterie aderirono diversi frusinati; fra questi si distinse Nicola Ricciotti che cadde in Calabria con i fratelli Bandiera. L’intera sua famiglia partecipò ai moti risorgimentali, con grande sacrificio e dedizione.